domenica 8 novembre 2009
Quando i governi sono protezionisti
martedì 15 settembre 2009
Non pensare all'elefante!

domenica 13 settembre 2009
L'effetto domino della mini-naia

domenica 6 settembre 2009
I lavoratori e l'utile

Mia sorella è una foca monaca

domenica 16 agosto 2009
Obama e la sanità (pubblica?)
mercoledì 5 agosto 2009
Tu donna abortirai con dolore

Poiché compito del sistema sanitario è fornire il servizio sanitario al cittadino, ed è quindi questa un'attività essenziale per l'esistenza stessa della struttura sanitaria, è il diritto del cittadino ad avere priorità, anche perché risulterebbe altrimenti privato del proprio servizio il cittadino, e sarebbe quindi smentita la motivazione stessa per cui esiste un servizio sanitario.
sabato 1 agosto 2009
Chi educa oggi?
sabato 11 luglio 2009
Marino e la questione dei circoli
giovedì 9 luglio 2009
PressEurop

venerdì 3 luglio 2009
Perché si attacca la Corte

Confrontandole, la facilità con cui Di Pietro si scaglia contro il giudice della Corte Costituzionale che ha ammesso e difeso la propria scelta di invitare a cena Berlusconi, e la difficoltà o timidezza con cui il Pd prova a farlo, la differenza non si spiega.
Tuttavia, a spiegare il diverso atteggiamento è il timore da parte del Pd che l’attacco ad un esponente piuttosto imbarazzante della Consulta diventi un attacco all’istituzione in sè, una delegittimazione di un organo che ha comunque fortemente contribuito all’attuazione della Costituzione e alla sua difesa, anche contro Berlusconi. Dubito che così complesse considerazioni facciano parte delle valutazione di Di Pietro, non di meno condivido in toto le sue critiche al personaggio.
Che tuttavia attaccare
Ed è assolutamente interessante notare che così come Di Pietro si trova oggi ad attaccare
Per il Pd è comunque una delle tante situazioni in cui una posizione ragionevole e assolutamente responsabile si presta alle critiche perché ne risulta difficile da spiegare le motivazioni profonde. Questa volta tuttavia mi sento di dire che, vista la posta in palio, la nostra Costituzione, forse vale la pena di prendersi questo fardello.
domenica 21 giugno 2009
La crisi colpisce i più giovani
di Tito Boeri e Pietro Garibaldi - 20 giugno 2009
Se con la recessione in giro per il mondo è un brutto momento per tutti, in Italia sembra essere un momento tragico più che altro per i giovani. La disoccupazione giovanile è aumentata dal 18 al 25 per cento e circa 400 mila precari, quasi tutti giovani, hanno perso un lavoro nel primo trimestre del 2009 rispetto al primo trimestre del 2008. La rilevazione trimestrale delle forze lavoro sembra un vero bollettino di guerra per i lavoratori atipici: sono andati distrutti 150 mila lavori a termine, 100 mila collaboratori e 150 mila lavoratori autonomi, tra i quali vi sono diverse partite IVA “parasubordinate” che forniscono le loro prestazioni a un solo committente. Il lavoro a tempo indeterminato, protetto dalla cassa integrazione, è invece aumentato. Se non fosse grazie all’occupazione straniera, che ha registrato una nuova crescita, l’occupazione italiana sarebbe addirittura diminuita di 426 mila unità. Dei 400 mila lavoratori precari che hanno perso lavoro, al massimo uno su tre ha accesso al sussidio di disoccupazione ordinario. Questi giovani sono stati beffati due volte. Hanno avuto un lavoro decisamente meno protetto di quello dei loro padri e, una volta disoccupati, vengono completamente abbandonati dallo Stato. In modo quasi provocatorio, il Ministro Sacconi ha ieri annunciato di voler creare un bonus da destinare a quelle imprese che assumono lavoratori in cassa integrazione. Come se i 400 mila precari neodisoccupati non esistessero e non fossero il vero problema emerso dalla rilevazione trimestrale dell’Istat. Sindacati e Confindustria annuiscono. Giorgia Meloni, titolare del dicastero per i giovani, almeno lei batta un colpo!
mercoledì 3 giugno 2009
Un appello per il voto
Paul Nyrup Rasmussen, presidente del PSE (socialisti europei) ha lanciato un appello per il voto.
lunedì 18 maggio 2009
Europee
martedì 5 maggio 2009
Una battaglia da vincere
domenica 3 maggio 2009

sabato 25 aprile 2009
Le banche sono meglio se piccole

mercoledì 22 aprile 2009
Perché laico
lunedì 20 aprile 2009
GPF 2009


martedì 7 aprile 2009
Sul friulano...
Caro Francesco,
ho avuto modo di leggere, con l’uscita degli ultimi numeri di “Sconfinare”, prima il tuo articolo dal titolo provocatorio “Il Friulano non è una lingua” sul numero di febbraio 2009, poi più di recente la replica al vetriolo di Giovanni Bernardis sul numero di aprile.
Non mi voglio dilungare sulla disquisizione sul fatto che il friulano, e qualunque altro idioma, sia o meno una lingua piuttosto che un dialetto: una disquisizione tanto annosa quanto inutile, essendo talmente labile e indeterminata, anche tra i linguisti, la separazione tra i due termini, e la definizione degli stessi, che ogni dibattito in materia risulta una semplice perdita tempo. Non dovrebbe servire far notare che spesso a stabilire se un’idioma avesse diritto al rango “legale” di “lingua” sono state guerre, cambiamenti nell’importanza economica di una regione e altri eventi storici di maggiore o minore durata nel tempo. (Quindi, a differenza di quanto tu affermi quasi in conclusione del tuo articolo, la distinzione tra lingua e dialetto è molto più fondata sul piano politico che sul piano linguistico).
Quel che conta, semmai, è l’autoidentificazione da parte di un dato gruppo di persone, chiamiamolo “popolo” se vuoi ma diciamo piuttosto un dato gruppo etnico. L’identità di un gruppo etnico ha varie basi: talvolta religiose, talvolta territoriali, talvolta appunto linguistiche. Più spesso un insieme di tutte queste cose.
Accade spesso che un gruppo etnico trovi nella lingua un forte elemento di autoidentificazione e distinzione (è il caso dei catalani, ad esempio, o dei ladini), altre volte è la religione (è il caso degli ebrei). Nel caso dei friulani, l’elemento linguistico è sicuramente predominante (certamente, anche qui, alla formazione di quest’identità concorrono tanti altri fattori, ma l’elemento distintivo nell’autopercezione degli stessi è la lingua: è friulano chi sa parlare o almeno capire il friulano). Quanto a ciò che sta alla base di tale autopercezione, che possa essere più o meno futile, più o meno storicamente fondato, non sta a nessun altro stabilirlo e giudicarlo in quanto si tratta appunto dell’autopercezione, dell’immagine che un popolo ha di se stesso. Immagino sia questo che intendi quando parli di “questa ritenuta unicità [...] che ha spinto su questo aspetto (buono in partenza) così importante per la comunità”.
Se questa è la situazione, risultano quanto mai difficili da comprendere, almeno su un piano razionale, talune tue osservazioni.
Innanzitutto, affermi che la tradizione è importante finché “non diventa prevaricazione nei confronti del vicino”. In primo luogo, risulta poco comprensibile a cosa tu ti riferisca. Immagino che vedere la segnaletica stradale di alcune parti del Friuli riportare “Vignesie” accanto a “Venezia” possa suscitare confusione (in specie nei turisti: e per questo sarei d’accordo a togliere questi cartelli bilingui che rischiano di far impazzire il turista), ma non vedo come possano suscitare una qualche forma di “prevaricazione”. Per quanto riguarda l’uso del friulano nelle scuole, per come la proposta era stata fatta (l’uso in forma veicolare quando tutti fossero stati d’accordo, o in un’altra formulazione, quando nessuno si fosse opposto) era tale, anche qui, da non prevaricare nessuno. Quindi sul piano concreto i rilievi non sussistono. Se si tiene poi conto che le ore di friulano non erano tolte a nessun’altra materia, non si vede nemmeno dove sia l’arroccamento culturale di cui parli.
Resta quindi solo da capire perché porre un diniego rispetto ad un’istanza di riconoscimento da parte di un’etnia di un elemento distintivo della propria cultura, considerato che non prevarica nessuno, non fa male a nessuno. Sarà che per formazione guardo a queste questioni con un’ottica liberale, ma così stando le cose mi posso solo porre, e credo che la politica debba sempre solo porsi la domanda “C’è un valido motivo (razionale) per dire NO?”. Personalmente non ne vedo.
Detto questo, mi permetto due ultime annotazioni.
In primo luogo, fai riferimento in maniera un po’ approssimativa all’uniformazione che ha subito il friulano negli ultimi anni. Nello specifico, ad essere stata uniformata per ragioni didattiche e ortografiche è la grafia e la grammatica del friulano scritto. Poi ognuno può pronunciare la parola scritta nel modo previsto dalla propria variante locale del friulano. La maggiore o minore variabilità di una lingua al suo interno è del resto dipendente da varie condizioni: nel caso friulano una certa variabilità potrà esser stata causata dalla scarsa mobilità geografica della popolazione contadina, dalle contaminazioni delle aree confinarie con idiomi contigui, o dall’isolamento geografico delle vallate alpine e prealpine.
In secondo luogo, ritengo che la politica abbia la funzione, in una democrazia, di far proprie e veicolare nelle istituzioni rappresentative le istanze della società. Mi trovo quindi difficilmente d’accordo quando affermi che del friulano “si devono occupare i linguisti, gli studiosi di etnoantropologia, anche i sociologi. Comunque, gli studiosi. Non i politici” perché innanzitutto se emerge un’istanza dalla società, la politica se ne deve occupare, in un modo o nell’altro, altrimenti significa che la democrazia non funziona; e in infine perché se una lingua è viva e vissuta, essa è viva nella società delle persone, nella polis dunque, e non vive solo negli studi e nei simposi di linguisti e antropologi.
domenica 5 aprile 2009
Se è finito il tempo delle "modifiche di dettaglio"


domenica 29 marzo 2009
Lavorare di più

martedì 24 marzo 2009
I preservativi fanno bene alla libertà di stampa
martedì 10 marzo 2009
Keynes, il credito, le imprese, la crisi

domenica 8 marzo 2009
Tu donna lavorerai fino a 65 anni

Servirebbero più asili nido, tempo prolungato e tempo pieno nelle scuole primarie, più doposcuola, e così via.
mercoledì 25 febbraio 2009
Quando Silvio ti candida Mastella
sabato 21 febbraio 2009
10 oligarchi
domenica 8 febbraio 2009
Perché oggi manifestavo
venerdì 6 febbraio 2009
Che schifo mi fa Berlusconi
- minaccia uno scontro senza precedenti con il Presidente della Repubblica, che ha chiarito di non controfirmare un decreto assolutamente incostituzionale;
- afferma che Eluana "potrebbe anche avere un figlio"... e come? facendosi violentare per caso? del resto sappiamo come la pensi Berlusconi in materia... basta mettere un militare vicino ogni bella donna no?
- addirittura pretende (e ottiene!) che il Senato si riunisca d'emergenza e che una legge venga votata entro 2-3 giorni... e minaccia addirittura di modificare la Costituzione se Napolitano non si piegherà ai dettami del governo...
Io lo chiamo Regime. Fate voi...
mercoledì 4 febbraio 2009
MT in edicola!

Non dico altro, e lascio parlare la redazione di MT:
Questo giornale nasce per parlare, discutere e far discutere sui problemi reali della nostra città e di tutto il suo territorio mandamentale verso il quale abbiamo grandi responsabilità.
Questo giornale nasce per parlare della nuova Monfalcone e anche dei suoi nuovi abitanti, di cosa sa esprimere questa città, anche delle cose belle che vi succedono.
Vogliamo essere un giornale aperto per una città aperta, rinnovata, ottimista nonostante tutto.
Potete anche visitare il sito cliccando qui.
sabato 31 gennaio 2009
Due programmi a confronto per la giovanile del Pd
Io personalmente sarò lì solo perché me lo impone l'"etichetta", non sono un delegato, avendo già fatto la scelta di non candidarmi a quelle primarie: a 27 anni credo di poter dare il mio contributo sotto forme di idee e consigli, ma è giusto che altri si facciano le ossa in questo movimento, d'altra parte ho già i miei impegni nel Pd "adulto" e mi bastano!
Ho letto in questi giorni i programmi dei due candidati, Elisa De Sabbata e Andrea Gos.
Sono programmi molto diversi, non è affatto vero che sono simili. Per nulla. La differenza che li separa è grande nell'idea degli scopi che un movimento politico giovanile deve avere.
In estremissima sintesi (i due candidati mi perdoneranno se non dovessi aver colto le loro intenzioni..) Elisa pone l'accento sulla formazione politico-amministrativa, sull'antifascismo, sul movimento giovanile come agente di formazione nei confronti dei più giovani. Andrea sottolinea invece l'importanza dell'azione del movimento all'interno delle rappresentanze collegiali di scuola e università (rappresentanti degli studenti, rappresentanti di facoltà, Cnsu ecc.), poi si concentra sulla formazione di tipo politico-culturale, l'ambiente, l'Europa, i temi etici e i diritti civili.
La prima grande differenza la si nota nella formazione. Per Elisa si tratta di fare corsi di diritti pubblico, bilancio degli enti locali e così via... l'idea alla base è la formazione di quei giovani militanti di partito che, un giorno, potranno essere consiglieri comunali o assessori ecc.
Per Andrea si tratta invece di formazione culturale: su grandi temi di attualità, per sviluppare evidentemente una coscienza critica, e propone la modalità della scuola estiva.
La modalità in sè non presenta grande rilevanza, credo, ma l'impostazione degli argomento è assai diversa e, secondo me, nasconde una forte diversità rispetto agli scopi dei GD. La formazione amministrativa va bene se pensiamo ad un movimento di militanti impegnati, futuri "dirigenti", ma la formazione culturale va meglio se pensiamo ad un movimento di centinaia di giovani a cui cerchiamo di instillare i valori propri del Pd, sviluppare in loro un senso critico, una coscienza della realtà sociale e così via. La mia esperienza è che solo una frazione minima dei giovani impegnanti o vicini a movimenti politici giovanili svolgerà poi un'attività politica, quindi credo abbia maggiore utilità una formazione di tipo culturale.
L'altra grande differenza riguada appunto il mondo dell'istruzione. Per Elisa pensare al Cnsu, alle "cariche" elettive universitarie rappresenta un agire riduttivo, che perde inoltre di vista lo scopo primo, che è invece di farsi carico della necessità di informare i nostri coetanei sullo stato della scuola e dell'università.
Per Andrea invece dobbiamo massimizzare la presenza negli organi elettivi di rappresentanza degli studenti.
A parte il fatto che personalmente ritengo che entrambe gli scopi vadano perseguiti, mi trovo a dover sottolineare che gli organi elettivi degli studenti, se controllati dalle formazioni di centrosinistra, potrebbero finalmente iniziare ad essere impiegati per fare un'azione di politica scolastica e universitaria "dal basso": far sentire davvero la voce degli studenti ed evitare, come spesso accade, che chi viene eletto i questi organi non rappresenti nessuno se non se stesso.
Per il resto, il fatto che Andrea abbia parlato di ambiente e Elisa no, che Elisa abbia parlato di antifascismo e Andrea no, lo reputo solo una scelta "di argomenti" da mettere in documenti che, in entrambi i casi, non poteva che essere sommario. Mi interessa tuttavia molto l'attenzione che Andrea ha posto sui temi etici, un ambito nel quale un movimento giovanile può fare molto.
Che dire, spero che questo pomeriggio ci sarà modo di discutere di programmi.
Donne

In questi stessi giorni, in Friuli Venezia Giulia il PDL ha approvato una legge che elimina l'obbligo di almeno 3 donne nella giunta regionale (formata da 10 assessori) nonché altri obblighi in termini di "quote rosa" nelle liste elettorali.
Paese che vai...
venerdì 30 gennaio 2009
Domanda e offerta... e la crisi

martedì 20 gennaio 2009
Cos'è ingiusto?

Questo manifesto del Pd veneto mi lascia qualche perplessità. Ha senso cavalcare l'umore della gente, le irrazionalità della maggioranza, solo allo scopo di metterla in difficoltà con il proprio elettorato, prendendo una posizione che tuttavia sappiamo essere diversa dalla nostra?
Perché spero che il PD veneto non ritenga che salvare le casse comunali della capitali sia ingiusto. Se così fosse, allora si porrebbe all'interno del Pd un chiaro problema e direi che all'autonomia delle articolazioni regionali e locali sarebbe allora il caso di dare un taglio.
domenica 18 gennaio 2009
Oh! Sono sbalordito!
...La vicenda dell'ospedale di Gorizia invece nel ridicolo c'è proprio cresciuta.
Se, ora che il trasloco dell'azienda ospedaliera nel nuovo ospedale è stato realizzato e certi reparti non vi trovano spazio perché il nuovo ospdale è troppo piccolo (anticamera della soppressione di certi reparti? decisione politica questa o semplice incompetenza?), se certi uffici dell'ospedale non hanno ancora il telefono, se il giorno del trasloco per diverse ore il centralino del 118 non ha funzionato (spero che nessuno ne abbia avuto bisogno)... se tutte queste cose sono avvenute, e sono avvenute, non vi pare che l'aggettivo "ridicolo" possa definire ciò che il sindaco Romoli, del Pdl, ha detto oggi: "sono sbalordito"?
Ridicolo ridicolo ridicolo.
Ma è solo una mia opinione, certo, però era Romoli che diceva che andava tutto bene, che l'opposizione faceva rumore per nulla e che dopo il "trasloco" tutto sarebbe funzionato a dovere.
E ora è sbalordito.
Mah!
sabato 17 gennaio 2009
La crisi e il nulla..
Comunque sia... pare dunque che improvvisamente anche gli industriali si siano accorti che questo governo non è tutto oro, e che Tremonti non sia poi 'sto gran genio. Ma come mai cotanta preoccupazione degli industriali?
Vediamolo.
In Germania, il governo Merkel, benché abbia respinto l'"assalto alla diligenza", ha comunque stanziato 25 miliardi di euro per far fronte alla crisi. Inoltre, una volta stabilito in sede europea che potevano essere "allargate le maglie" degli aiuti di Stato, il governo tedesco si è messo al lavoro a tappe forzate, elaborando un piano che è stato sottoposto e approvato dalla Commissione europea. Così dal 2010 le imprese tedesche potranno beneficiare di non trascurabili vantaggi competitivi.
Nonostante il governo Berlusconi abbia più volte detto che andavano "allargate le maglie" e sostenute le imprese, non si è invece mosso, e per ora le nostre imprese non saranno autorizzate a beneficiare di contributi in misura aggiuntiva in quanto un piano in tal senso non è ancora stato presentato dal nostro governo alle autorità europee.
Ma soprattutto il governo Berlusconi ha stanziato per la crisi appena 5 miliardi di euro. Una somma ridicola, se pensiamo al fatto che la sola, fallimentare e assurda gestione Tremonti-Letta della vicenda Alitalia ha fatto perdere allo Stato italiano 3,5 miliardi di euro (tra debiti passati allo stato e mancato introito dalla vendita della compagnia aerea rispetto ad aprile quando Air France era disposta ad accollarsi i debiti e pagare 1 miliardo...).
Inoltre, il governo Berlusconi continua a negare l'evidenza: e cioè che vi sia la necessità di agire per sostenere la domanda interna (ovvero i consumi delle famiglie!) che, in effetti, è il vero tallone d'achile dell'economia europea. Si continua invece a dire che bisogna fare infrastrutture ecc... il cui effetto, se va bene, lo vedremo tra 10 anni. E soprattutto, si tenga presente che non è la strada più larga o l'aeroporto più capiente che rende veramente competitive le imprese...
domenica 11 gennaio 2009
L'Europa e l'Irlanda
giovedì 8 gennaio 2009
Tavola rotonda sull'università
Si discuterà dello stato del sistema accademico italiano, dei suoi mali e delle ricette per rilanciarlo in un'ottica di “Europa regione della conoscenza”. Interverranno:
- Fabio Mussi ministro dell'università e della ricerca 2006-2008
- Francesco Peroni Rettore dell'università di Trieste
- Roberto Scarciglia preside della Facoltà di Scienze Politiche di Trieste
- Giliberto Capano preside della Facoltà di Scienze Politiche di Bologna (da confermare)
- Paolo Prelazzi presidente Consiglio degli studenti Trieste

E' un momento delicato questo per l'università italiana: ieri la Camera dei deputati ha approvato la fiducia sul decreto Gelmini che, ben lungi dall'essere una riforma, di fatto ag. Ne potete leggere di più e meglio sul sito dell'on. Alessandro Maran). E recenti indagini indicano che il sistema, ormai a oltre 5 anni dall'introduzione del 3+2, sta entrando in crisi, tra scadimento della qualità dell'istruzione universitaria e continua riduzione dei fondi pubblici. Anche Gorizia, peraltro, non è immune e, complice il fatto di essere "sede distaccata", rischia di subire anche maggiormente gli effetti della carenza di fondi.