venerdì 14 novembre 2008

La sinistra nella storia italiana

Recentemente ho letto "La Sinistra nella Storia italiana", di Massimo Salvadori (Hoepli editore). I libro ripercorre, certo sommariamente, la storia della sinistra italiana, in sostanza Psi e Pci, dalla nascita del Psi fino al 2001... Personaggi come Turati, Gramsci, Nenni, Togliatti, Craxi e Berlinguer delineano questa storia.

La tesi del volume comunque è che la sinistra italiana abbia avuto una responsabilità grande nell'incapacità di costruire un'alternativa di governo credibile alle forze conservatrici e democristiane. Una tendenza costante, insomma, a predicare la rivoluzione senza aver la forza, la voglia o il coraggio di farla. Così fu nel Psi turatiano dove i massimalisti ebbero la meglio, al punto di spingere lo stesso Turati a separarsi dal partito che aveva fondato, e di impedire un'alleanza antifascista. Così fu per il Pci berlingueriano che non seppe trasformarsi, anche nel nome e nell'ideologia, in un partito socialdemocratico capace, come in altri paesi d'Europa, di lanciarsi nella competizione per divenire maggioranza politica. Così si ebbe l'anomalia che in Italia la sinistra era guidata da un partito che si diceva comunista, ed era relegato perciò all'opposizione permanente, ma che di fatto era socialdemocratico per ciò che proponeva e per l'esperienza di governo locale.

La tesi è una chiave di lettura interessante delle "occasioni mancate" della sinistra italiana, e lancia alcuni preziosi moniti.

Uno, secondo me, alla "Sinistra-sinistra", che dovrebbe capire che il massimalismo fine a se stesso finisce per fare il gioco delle forze conservatrici, l'altro monito è al Pd, perché Salvadori ci insegna come la sinistra, incapace di prendersi le proprie responsabilità, abbia veleggiato tra l'estremo del massimalismo, e l'altro estremo, altrettanto gravido di conseguenze, della sudditanza alle forze di centro.

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