lunedì 18 maggio 2009

Europee

Mi sono accorto che è iniziata la campagna per le Europee dal fatto che il mio tempo libero si è ridotto... e di molto!


martedì 5 maggio 2009

Una battaglia da vincere

Alessandro Maran* in un suo recente post sul suo blog, afferma che quella del Pd contro la destra e il Pdl in particolare è una battaglia soprattutto culturale, e al momento vede il Pd sconfitto.
Non posso che essere d'accordo. Il problema è che tanti, troppi, nel Pd e nel centrosinistra in generale, spesso gli stessi che si nascondono dietro l'aura del "moderato" sostengono che invece il centrosinistra debba essere semplicemente "più vicino alla gente", più pragmatico. Me ne vengono in mente tanti di esempi, come se la politica si riducesse al contingente e rinunciasse ai grandi disegni, all'analisi di ciç che è e ciò che dovrebbe meglio essere, lasciando alla destra il compito di dettare l'agenda culturale del Paese. Mi vengono in mente poi altri, provenienti da culture della sinistra marxista storica, e oggi impegnati ad affermare la scomparsa delle ideologie e la necessità di una sinistra "pragmatica", che di fatto non si differenia molto dalla destra (uno su tutti? Chiamparino).
Però il problema è alla radice: in una cultura politica e sociale che privilegia l'atomismo e l'individualismo a-sociale, ovvero anzi antagonista della società in quanto disegna i comportamenti eticamente responsabili: "E' giusto evadere le tasse!" "Con la mafia bisogna convivere".
* Alessandro Maran è capogruppo Pd in Commissione Esteri alla Camera

domenica 3 maggio 2009

Un articolo di Mario Margiocco sul Sole 24 Ore di un paio di settimane fa ("Non a tutti piace Wall-shington"), mi dà alcuni spunti interessanti.

Il premio Nobel Paul Krugman è stato tra i primi a criticare l'amministrazione Obama per l'approccio con cui stava affrontando la crisi economica globale. L'approccio statunitense è, in effetti, piuttosto semplice: eliminare i crediti "tossici", inesigibili, dal settore creditizio, depurare in questo modo il mercato bancario per permettere di far ripartire il meccanismo del credito, che ha bloccato i consumi delle famiglie, la produzione delle imprese e l'economia reale. Per fare ciò, decine di miliardi di dollari sono stati versati nelle casse delle grandi banche private americane.

Si tratta di un approccio che richiede uno sforzo enorme alle casse pubbliche e sembra quasi un "premio" alla grande finanza. Eppure la crisi del '29 fu aggravata proprio dal blocco del meccanismo del credito e dalla lentezza con cui venne affrontato il problema: Roosevelt adottò nel 1933 un approccio simile.

Eppure, ci sono anche delle differenze. In primo luogo Roosevelt accettò di selezionare quali banche dovevano sopravvivere e quali no. In questo modo venne introdotto un meccanismo di "regolazione" ex-post dell'economia, attraverso la discrezione del Tesoro nel decidere quali banche salvare e quali lasciar fallire. Obama, per ora, ha deciso di salvarle tutte.

In secondo luogo c'è una differenza importante: Obama ha lasciato anche che la Sec (la Consob americana) approvasse delle norme contabili che permettendo alle banche di edecidere autonomamente il valore delle passività inesigibili, ha fatto sì che oggi diverse grandi banche USA mostrino già conti rosei!

Infine, forse Roosevelt non aveva come ministro del tesoro un ex CEO di Citigroup.
Qualche dubbio è dunque lecito averlo, staremo a vedere come andrà.