martedì 15 settembre 2009

Non pensare all'elefante!

"Non pensare all'elefante!" (Ed. Fusi Orari) di George Lakoff è diventato un best seller tra i democrats americani ed un caso letterario anche tra i progressisti europei. Il linguista statunitense, docente a Berkeley, è uno dei principali esponenti della semiotica dei frame.
Il libro di Lakoff vuole essere soprattutto un aiuto ai progressisti di tutto il mondo per far fronte all'avanzata culturale dei conservatori. E' più che mai attuale anche in Italia: la tesi centrale di Lakoff è che la difficoltà dei progressisti a vincere le elezioni, nonostante abbiano spesso dalla loro sia i fatti, sia argomenti razionali e ragionevoli, consiste nella supremazia culturale della destra che nel corso degli anni ha imposto il linguaggio politico. E' così che oggi parliamo di "taglio delle tasse", sicurezza, immigrati
. E ciascuno di questi concetti evoca un frame, un contesto di riferimento, con precise connotazioni: immigrati=criminalità. Sicurezza=immigrati. Tasse=male. Con tutto ciò che ne consegue.
Ancora, Lakoff precisa come i frame rispecchiano i valori, le identità in cui si riconoscono i cittadini, e sono più importanti degli argomenti razionali. I fatti devono servire a sostenere le nostre argomentazioni, che devono però evocare i valori.
E tutto ciò è possibile perché i valori della sinistra (solidarietà, rispetto per l'altro, ecc.) sono condivisi dalla maggioranza della popolazione. Il problema è che non facciamo nulla per evocarli, mentre la destra è bravissima ad evocare certi frame a lei utili, ad esempio quello della sicurezza.
Ma possiamo fare in modo di cambiare il frame evocato dalla stessa parola. Ad esempio possiamo cambiare i termini del discorso, e parlare di sicurezza in termini di sicurezza sociale, di protezione dell'individuo dalle corporation, di protezione del consumatore dalla finanzia e dalle assicurazioni. E così via, togliendo il potere evocativo della parola sicurezza così come la vorrebbe la destra.
La cosa importante? Insistere! Insistere nel parlare il linguaggio progressista, anno dopo anno, non pensare che dire le cose una volta basti, non pensare che usare argomenti razionali sia sufficiente, non usare MAI il linguaggio conservatore ma sempre il proprio.

Non pensare all'elefante
di George Lakoff
Edizioni Fusi Orari
ISBN 88-89674-15-6
euro 12,00
pagg. 178

domenica 13 settembre 2009

L'effetto domino della mini-naia

In "Non pensare all'elefante" (ed. Fusi Orari), George Lakoff evidenzia come esistano delle iniziative politiche capaci di un effetto domino. Apparentemente l'obiettivo è circoscritto, in realtà una volta raggiunto quell'obiettivo si crea un effetto domino, cioè un cambiamento sistemico che si propaga all'intera società.

La "mini-naia" voluta dal ministro della difesa La Russa è un esempio di iniziativa politica ad effetto domino. Apparentemente, l'obiettivo è quello dichiarato: avvicinare i giovani alle forze armate, soprattutto alle forze alpine per riavvicinarli ad una realtà e tradizione in passato diffusa. In realtà, l'obiettivo di per sè abbastanza neutro, ha la potenzialità di avere conseguenze sistemiche.
Ai giovani che si avvicinano, vengono impartiti senso della disciplina, rispetto dell'autorità, senso dell'obbedienza verso l'autorità.
Il diffondersi progressivo di questi valori nella società riduce lo spazio valoriale della solidarietà, del valore della democrazia rappresentativa come qualcosa che si nutre non con l'obbedienza cieca ma con la partecipazione attiva.
Insomma, la mini-naia è un'iniziativa strategica ad effetto domino della destra, perché vuole rendere i cittadini obbedienti, scarsamente attivi politicamente, inclini ad accettare l'autorità ed eventualmente l'autoritarismo.

domenica 6 settembre 2009

I lavoratori e l'utile


Il governo ha recentemente proposto la partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali. In passato, anche nei mesi scorsi, vi erano state proposte concrete di legare il salario alla produttività aziendale, con aperture significative dei sindacati, in specie di CISL e UIL: in generale si tratta di un orientamente coincidente con la tendenza a decentralizzare ampie fette della contrattazione sindacale verso la contrattazione aziendale.
L'intento sembrerebbe nobile e capace di creare un virtuoso legame tra andamento dei salari e andamento dell'economia reale. Tuttavia, va detto che la produttività di un'azienda non è, non lo è mai stato ma tanto meno lo è in imprese altamente capitalizzate come quelle attuali, un prodotto semplice del fattore lavoro. Le capacità gestionali del management, l'andamento ciclico dell'economia, ecc. incidono sulla produttività aziendali ma non dipendono da un maggiore o minore impegno dei lavoratori. I quali sarebbero in questo modo costretti a subire l'eventuale incapacità del management sulla propria pelle senza poter però licenziare quello stesso management.
Fra l'altro, bassa produttività non vuol dire basso utile. Cioè non necessariamente un'impresa poco produttiva è anche poco remunerativa per l'azionista: questi potrebbe anzi essere incentivato a fare pochi investimenti, ad adottare mille strategie per distribuirsi ampi dividendi, mentre la produttività aziendale cola a picco anno dopo anno per scarsa innovazione. Il risultato? Salari ristagnanti ma capitalista soddisfatissimo.
E' certamente vero che il problema del legame salario-economia reale si pone, ma va infine detto che in situazioni in cui l'economia reale ristagna per una crisi ciclica, legare il salario al ciclo economico rischia di deprimere ulteriormente la domanda a causa del ridursi dei consumi dei lavoratori. Insomma si rischia di generare un elemento pro-ciclico anziché contrastare cicli depressivi: avremmo dunque più crisi nei momenti di "magra", e più inflazione nei momenti di boom.

Mia sorella è una foca monaca

Ieri ho letto d'un fiato "Mia sorella è una foca monaca" di Christian Frascella.
Ambientato nella provincia lombarda a fine anni '80, è un buon libro, non direi che Frascella è un Salinger italiano come dice la 2a di copertina, ma è un buon libro.
E soprattutto finalmente riesco a leggere un libro dopo davvero tanto tempo. Oggi inizio a leggere "Non pensare all'elefante" di George Lakoff: vi ragguaglierò.