Nella nostra regione, il tasso d'occupazione femminile è nove punti percentuali inferiore al tasso d'occupazione complessivo: 54% contro 63%. Di conseguenza, il tasso di disoccupazione femminile è più alto di due punti. In Europa la situazione è simile.
L'articolo 3 della Costituzione stabilisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana. Eppure nel 2008 permangono condizioni che impediscono un eguale accesso al mercato del lavoro, mentre ulteriori dati indicano che la situazione retributiva delle lavoratrici è comunque svantaggiosa rispetto ai colleghi maschi. Quella femminile, inoltre, è spesso una condizione di sottoccupazione forzata. Sono donne la gran parte (circa l'80%) dei lavoratori part-time, e nel 30% dei casi quella a tempo parziale è stata l'unica soluzione per ottenere un lavoro, percentuale significativamente inferiore a quanto avviene in altri paesi, in specie nel Nord Europa dove il part-time femminile è riuscito invece a conciliare pià agevolmente lavoro e maternità, sostenendo di conseguenza anche il recupero dei tassi di natalità (in Svezia siamo oltre i 100 nati ogni 10mila abitanti, in Italia attorno invece agli 80 nuovi nati soltanto).
Agevolare l'accesso delle donne al lavoro, e agevolarne la conciliazione flessibile tra lavoro e accudimento della prole, permette di sostenere anche la natalità: una condizione imprescindibile per mantenere un'equilibrata struttura demografica, evitando che un invecchiamento della popolazione faccia gravare la produzione e il sostentamento di chi è uscito dal mercato del lavoro su una base sempre più ristretta di lavoratori.
Peraltro, ad aggravare la situazione, c'è in Europa il forte divario tra condizione lavorativa dei più giovani e quella dei loro padri. E' in crescita ed estremamente grave la disoccupazione intellettuale (di chi è in possesso di laurea) mentre, in ogni caso, la disoccupazione giovanile a livello europeo è attorno al 17%, mentre quella generale è inferiore all'8%. Il welfare state europeo attuale, in effetti, protegge solamente chi oggi ha un lavoro, ma non riesce a garantire un'occupazione alle nuove generazioni.
Peraltro, ad aggravare la situazione, c'è in Europa il forte divario tra condizione lavorativa dei più giovani e quella dei loro padri. E' in crescita ed estremamente grave la disoccupazione intellettuale (di chi è in possesso di laurea) mentre, in ogni caso, la disoccupazione giovanile a livello europeo è attorno al 17%, mentre quella generale è inferiore all'8%. Il welfare state europeo attuale, in effetti, protegge solamente chi oggi ha un lavoro, ma non riesce a garantire un'occupazione alle nuove generazioni.
Dati: Eurostat, 2005