Ieri si è votato e ora, dopo la sconfitta del centrosinistra che, in alcune regioni come il Friuli o il Piemonte, sarebbe meglio chiamare "batosta", mi pare il caso di fare alcune riflessioni...
Parto dal nazionale per arrivare al locale.
1) A livello nazionale paghiamo sicuramente un'azione non abbastanza energica e riformatrice del governo Prodi. In particolare, il governo non ha rappresentato la necessaria rottura rispetto agli anni del berlusconismo. Non sono ancora state cancellate le leggi "vergogna", non si è messa mano alla riduzione del numero dei parlamentari, i costi della politica anziché diminuire aumentano, sulla politica fiscale si è stati assai confusionari trasmettendo alla fine solo il messaggio di un aumento indiscriminato delle tasse, sulle pensioni non si è intervenuti ad aumetnare quelle minime mentre rimangono molte pensioni d'oro, si continua a non concentrare le risorse disponibili su pochi grandi obiettivi, con il "tesoretto" che è stata spezzettato tra tante destinazioni diverse così che nessuno ha capito che cosa si sia fatto di lui, il conflitto d'interessi rimane tale e sul diritto societario non si è ancora intervenuti. Si diceva che l'indulto sarebbe stato seguito dalla riforma carceraria ma non se ne vede traccia.
2) Se si deve fare un analisi dei partiti di centrosinistra, si nota la tenuta sostanziale di tutta la sinistra "massimalista" e la forte crescita dello SDI, mentre è in caduta libera l'Ulivo. Laddove DS e DL (Margherita) si presentano separati, la Margherita perde nettamente, a dimostrazione che l'elettorato cattolico-centrista si è spostato al centrodestra/centro. I DS tengono attorno al 14/17%, mentre dove si presenta l'Ulivo si registra un basso risultato ulivista con forte crescita dello SDI. Probabilmente si è cioè verificato uno spostamento di voti dai DS allo SDI, e dalla Margherita a UDC e FI.
3) Paghiamo fortemente la nascita del Partito democratico in maniera verticistica e non partecipata. paghiamo un PD che sta nascendo come forma di mantenimento al potere della vecchia classe dirigente, e paghiamo un PD che si presenta come partito moderato. In pratica il PD sta perdendo l'elettorato riformista di sinistra, che ora gli preferisce lo SDI o non va a votare (l'astenzione ha gravato sulla sinistra in maniera pesante) in quanto privo di partito di riferimento, mentre la radicalizzazione dei temi etici dalla parte della Chiesa porta i cattolici a "rientrare nei ranghi" votando un partito ideologicamente cattolico come l'UDC. In sostanza il PD (Ulivo) perde consensi sia a sinistra che al centro attestandosi su percentuali molto basse: Varese 17%, Vicenza 15%, Rieti 19,5%, Matera 28%, Lecce 15,5%, 30% in roccaforti del centrosinistra come Genova e Ancona (mentre 30% dovrebbe essere il risultato medio del PD).
Conclusione:
- Il Partito democratico deve rispostarsi a sinistra.
- Bisogna essere più energici nell'azione di governo e focalizzarsi su pochi obiettivi concreti.
- DS e DL devono fare un passo indietro: la fase costituente non può essere guidata da questo gruppo dirigente.
Il fatto più rilevante è che, evidentemente, gli elettori non concepiscono più l'Ulivo come un contenitore dentro cui trovano i ds, la margherita ecc... e quindi un contenitore plurale. Ora vi vedono l'anticamera di un partito (il PD) che ha rinnegato un'identità laica e di sinistra, con una vaga indicazione di moderazione senza particolari risvolti ideologici e incapace al tempo stesso di presentare una piattaforma programmatica chiara.
Al contempo, l'Ulivo non rappresenta più una novità: gli elettori hanno capito che il PD è un'operazione guidata dalle élites politiche di DS e Margherita, non aperta a nuovi ingressi, e vedono nel PD sprattutto l'emblema della partitocrazia. Neè riprova il prolificare di liste civiche mentre in teoria il PD nasceva proprio per riportare alla politica, ai partiti, il "popolo delle liste civiche".
Un fallimento totale, quindi.