domenica 8 novembre 2009

Quando i governi sono protezionisti

PressEurop sottolinea come la vicenda Opel, con la GeneralMotors che ha deciso di non cedere più Opel e non in particolare a Magna, abbia messo in luce il protezionismo e il localismo con cui i governi europei affrontano le crisi occupazionali.
Il governo tedesco di Angela Merkel preferiva dunque Magna perché il suo piano industriale concentrava i licenziamenti nelle altre fabbriche europee.

Sembra così speculare alle vicende italiane dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, stabilimento che Fiat vorrebbe ristrutturare e non destinare più alle produzioni di veicoli (si parla di un suo passaggio a Cnh e quindi ai macchinari agricoli e industriali): anche qui il tutto ha un senso dal punto di vista industriale, ma le reazioni sono sempre state molto localistiche. In effetti, se l'obiettivo dev'essere la solidità di Fiat, meglio abbandonare Termini Imerese, ma di certo il trade off con il futuro industriale della Sicilia è un problema non da poco: ma forse si deve affrontare per altre vie.

martedì 15 settembre 2009

Non pensare all'elefante!

"Non pensare all'elefante!" (Ed. Fusi Orari) di George Lakoff è diventato un best seller tra i democrats americani ed un caso letterario anche tra i progressisti europei. Il linguista statunitense, docente a Berkeley, è uno dei principali esponenti della semiotica dei frame.
Il libro di Lakoff vuole essere soprattutto un aiuto ai progressisti di tutto il mondo per far fronte all'avanzata culturale dei conservatori. E' più che mai attuale anche in Italia: la tesi centrale di Lakoff è che la difficoltà dei progressisti a vincere le elezioni, nonostante abbiano spesso dalla loro sia i fatti, sia argomenti razionali e ragionevoli, consiste nella supremazia culturale della destra che nel corso degli anni ha imposto il linguaggio politico. E' così che oggi parliamo di "taglio delle tasse", sicurezza, immigrati
. E ciascuno di questi concetti evoca un frame, un contesto di riferimento, con precise connotazioni: immigrati=criminalità. Sicurezza=immigrati. Tasse=male. Con tutto ciò che ne consegue.
Ancora, Lakoff precisa come i frame rispecchiano i valori, le identità in cui si riconoscono i cittadini, e sono più importanti degli argomenti razionali. I fatti devono servire a sostenere le nostre argomentazioni, che devono però evocare i valori.
E tutto ciò è possibile perché i valori della sinistra (solidarietà, rispetto per l'altro, ecc.) sono condivisi dalla maggioranza della popolazione. Il problema è che non facciamo nulla per evocarli, mentre la destra è bravissima ad evocare certi frame a lei utili, ad esempio quello della sicurezza.
Ma possiamo fare in modo di cambiare il frame evocato dalla stessa parola. Ad esempio possiamo cambiare i termini del discorso, e parlare di sicurezza in termini di sicurezza sociale, di protezione dell'individuo dalle corporation, di protezione del consumatore dalla finanzia e dalle assicurazioni. E così via, togliendo il potere evocativo della parola sicurezza così come la vorrebbe la destra.
La cosa importante? Insistere! Insistere nel parlare il linguaggio progressista, anno dopo anno, non pensare che dire le cose una volta basti, non pensare che usare argomenti razionali sia sufficiente, non usare MAI il linguaggio conservatore ma sempre il proprio.

Non pensare all'elefante
di George Lakoff
Edizioni Fusi Orari
ISBN 88-89674-15-6
euro 12,00
pagg. 178

domenica 13 settembre 2009

L'effetto domino della mini-naia

In "Non pensare all'elefante" (ed. Fusi Orari), George Lakoff evidenzia come esistano delle iniziative politiche capaci di un effetto domino. Apparentemente l'obiettivo è circoscritto, in realtà una volta raggiunto quell'obiettivo si crea un effetto domino, cioè un cambiamento sistemico che si propaga all'intera società.

La "mini-naia" voluta dal ministro della difesa La Russa è un esempio di iniziativa politica ad effetto domino. Apparentemente, l'obiettivo è quello dichiarato: avvicinare i giovani alle forze armate, soprattutto alle forze alpine per riavvicinarli ad una realtà e tradizione in passato diffusa. In realtà, l'obiettivo di per sè abbastanza neutro, ha la potenzialità di avere conseguenze sistemiche.
Ai giovani che si avvicinano, vengono impartiti senso della disciplina, rispetto dell'autorità, senso dell'obbedienza verso l'autorità.
Il diffondersi progressivo di questi valori nella società riduce lo spazio valoriale della solidarietà, del valore della democrazia rappresentativa come qualcosa che si nutre non con l'obbedienza cieca ma con la partecipazione attiva.
Insomma, la mini-naia è un'iniziativa strategica ad effetto domino della destra, perché vuole rendere i cittadini obbedienti, scarsamente attivi politicamente, inclini ad accettare l'autorità ed eventualmente l'autoritarismo.

domenica 6 settembre 2009

I lavoratori e l'utile


Il governo ha recentemente proposto la partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali. In passato, anche nei mesi scorsi, vi erano state proposte concrete di legare il salario alla produttività aziendale, con aperture significative dei sindacati, in specie di CISL e UIL: in generale si tratta di un orientamente coincidente con la tendenza a decentralizzare ampie fette della contrattazione sindacale verso la contrattazione aziendale.
L'intento sembrerebbe nobile e capace di creare un virtuoso legame tra andamento dei salari e andamento dell'economia reale. Tuttavia, va detto che la produttività di un'azienda non è, non lo è mai stato ma tanto meno lo è in imprese altamente capitalizzate come quelle attuali, un prodotto semplice del fattore lavoro. Le capacità gestionali del management, l'andamento ciclico dell'economia, ecc. incidono sulla produttività aziendali ma non dipendono da un maggiore o minore impegno dei lavoratori. I quali sarebbero in questo modo costretti a subire l'eventuale incapacità del management sulla propria pelle senza poter però licenziare quello stesso management.
Fra l'altro, bassa produttività non vuol dire basso utile. Cioè non necessariamente un'impresa poco produttiva è anche poco remunerativa per l'azionista: questi potrebbe anzi essere incentivato a fare pochi investimenti, ad adottare mille strategie per distribuirsi ampi dividendi, mentre la produttività aziendale cola a picco anno dopo anno per scarsa innovazione. Il risultato? Salari ristagnanti ma capitalista soddisfatissimo.
E' certamente vero che il problema del legame salario-economia reale si pone, ma va infine detto che in situazioni in cui l'economia reale ristagna per una crisi ciclica, legare il salario al ciclo economico rischia di deprimere ulteriormente la domanda a causa del ridursi dei consumi dei lavoratori. Insomma si rischia di generare un elemento pro-ciclico anziché contrastare cicli depressivi: avremmo dunque più crisi nei momenti di "magra", e più inflazione nei momenti di boom.

Mia sorella è una foca monaca

Ieri ho letto d'un fiato "Mia sorella è una foca monaca" di Christian Frascella.
Ambientato nella provincia lombarda a fine anni '80, è un buon libro, non direi che Frascella è un Salinger italiano come dice la 2a di copertina, ma è un buon libro.
E soprattutto finalmente riesco a leggere un libro dopo davvero tanto tempo. Oggi inizio a leggere "Non pensare all'elefante" di George Lakoff: vi ragguaglierò.

domenica 16 agosto 2009

Obama e la sanità (pubblica?)

Per Obama è la riforma delle riforme. Quella che i Democrats vorrebbero fare da decenni, e c'hanno già provato più volte senza riuscirci. L'ultima volta nel 1993 con Clinton.
La riforma del sistema sanitario americano, sulla scia di un'onda che ha visto ad esempio il Massachussets introdurre un sistema sanitario pubblico modellato su quelli europei, è l'argomento principe della politica americana in quest'estate 2009. A settembre si vedrà se il fronte democratico è coeso mentre la riforma è attaccati da molteplici gruppi di pressione repubblicani, nonché da lobby potenti come quella delle assicurazioni private, su cui attualmente si regge il sistema sanitario privato statunitense.

Ne potete leggere qualcosa sul sito di Rainews24 qui.

In Italia invece assistiamo ad una progressiva privatizzazione della Sanità, complice anche un sistema che permette alle amministrazioni regionali di usare il sistema sanitario come luogo di compensazioni politiche, elargizione di favori e creazione di clientelismi economici e politici. Un esempio "illuminante", per così dire, ci viene dalla Lombardia di Formigoni, dove regna sovrana CL e il suo sistema di potere: leggetevi a tal proposito il numero di luglio di Agenda Coscioni, mensile dell'associazione Luca Coscioni.

mercoledì 5 agosto 2009

Tu donna abortirai con dolore

I tempi cambiano, i vizi restano. Quelli del Vaticano, intendo.
La pillola Ru486, il cui protocollo d'uso è assolutamente prudente e attento alle eventuali controindicazioni, vuole ridurre la sofferenza fisica (ma anche psicologica) della donna che affronta un aborto. Eppure per il Vaticano non va bene, e si arriva a minacciare la scomunica per i medici che la somministrassero.

In sostanza, tu donna abortirai con dolore.

Non basta infatti il dolore e il trauma di arrivare a una decisione così grave, dopo la vogliamo anche far soffrire ancora un po', giusto per il gusto di farlo.

Vignetta di Sergio Staino da L'Unità del 1° agosto 2009
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Per inciso a Gorizia si annunciano obiettori tutti gli ostetrici tranne uno: di fatto in questo modo l'obiezione, da diritto dell'operatore, finisce a ledere il diritto dell'utente/cittadino. Come risolvere questo conflitto di diritti/o?
Poiché compito del sistema sanitario è fornire il servizio sanitario al cittadino, ed è quindi questa un'attività essenziale per l'esistenza stessa della struttura sanitaria, è il diritto del cittadino ad avere priorità, anche perché risulterebbe altrimenti privato del proprio servizio il cittadino, e sarebbe quindi smentita la motivazione stessa per cui esiste un servizio sanitario.

sabato 1 agosto 2009

Chi educa oggi?

Dopo l'ordinanza del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che proibisce la somministrazione di alcool ai minori di anni 16, ma punisce con una sanzione amministrativa (ovviamente a carico dei genitori) anche il minore che assume alcoolici, sembra che gli adolescenti lombardi si siano adeguati e le multe sono state comunque poco nonostante i numerosi controlli.

Il provvedimento è un esperimento interessante, in quanto restituisce in capo all'ambito familiare il compito educativo/normativo. Un compito largamente delegato al di fuori dell'ambito familiare negli ultimi anni, nella convinzione (di chi?) che non fosse quasi compito della famiglia educare, il che significa innanzitutto "normare" ovvero porre la distinzione tra bene e male, tra opportuno e inopportuno, ecc... E se per alcuni anni è forse riuscita la scuola a sobbarcarsi l'ingrato compito oggi ci troviamo in un limbo normativo, tra una scuola impossibilitata per mancanza di mezzi e personale a fare altro che garantire un istruzione "passabile", e famiglie che spesso ritengono proprio conto difendere il minore più che educarlo.

In questo contesto, un provvedimento che costringe la famiglia a fare i conti con i comportamenti devianti del minore (per quanto qui si stia parlando di comportamenti non certo gravi, almeno nella maggioranza dei casi), è benvenuto in quanto costringe le famiglie a riprendersi in mano una parte degli "oneri sociali" dell'educazione dei futuri cittadini.
Il tutto a beneficio della collettività.

sabato 11 luglio 2009

Marino e la questione dei circoli

Lo stupratore seriale di Roma era il coordinatore di un circolo del Pd. Per Marino c'è una "enorme questione morale" ma per Bersani "nemmeno il peggior nemico dice di noi queste cose!".
Al di là del fatto che l'uscita di Marino è stata in effetti inopportuna, e che è davvero impossibile riuscire a sapere prima chi può essere uno stupratore, sarebbe però opportuno aprire una parentesi, un vaso di pandora anzi. Come dice Marino "quali sono i criteri con cui vengono scelti i coordinatori?".
Ebbene, c'è sicuramente in molti casi la tendenza a scegliere "l'unico che voglia farlo", specie nei piccoli paesini, oppure persone inopportune ma che vengono scelte perché risultato di lunghissime mediazioni tra correnti e correntien. Insomma il problema della qualità dei dirigenti locali spesso c', e molto spesso sarebbe opportuno l'intervento di livelli superiori, perché l'autonomia federale dei vari livelli non può diventare alibi per lasciare i Circoli a se stessi.

Bè, per fortuna il mio circolo ha un ottimo segretario, ma il problema sollevato da Marino c'è, anche se non in riferimento al caso di Roma, per fortuna!