lunedì 30 giugno 2008

Meme estivo

Riprendo un meme da Unpercento... 5 film e 5 libri che mi sono piaciuti.
Non sono necessariamente quelli che mi sono "piaciuti di più". Spero siano dei consigli utili per quest'estate afosa.

5 libri
- Il circolo Pickwick, di Charles Dickens
- Giorni di guerra, di Giovanni Comisso (1930)
- Barnabo delle montagne, di Dino Buzzati (1933)
- Dio dorme in Masuria, di Heinz Hellmut Kirst (1914-1989)

5 film
- Casablanca, di Michael Curtiz (1942)
- I 400 colpi, di François Truffaut (1959)
- Le mani sulla città, di Francesco Rosi (1963)
- Gloria, di John Cassavetes (1980)
- Platoon, di Oliver Stone (1986)


venerdì 27 giugno 2008

A Gorizia il Pd al lavoro

A Gorizia il Partito democratico sta facendo partire i "gruppi di lavoro tematici", coordinati da un componente del Direttivo, e aperti alla partecipazione di tutti coloro che si riconoscono nel Pd, dagli aderenti alle primarie ai comuni cittadini avvicinatisi in questi ultimi mesi. Da chi è da tempo impegnato nella politica locale, a chi vi sia avvicina per la prima volta.
Si tratta di un momento critico: dei 7 forum tematici lanciati, alcuni funzioneranno bene, altri meno. Inevitabile. Perché le risorse umane non sono infinite. L'importante è che almeno alcuni non esauriscano l'entusiasmo nei primi mesi ma continuino la propria attività contribuendo sia all'elaborazione politica e programmatica, sia al radicamento del Pd nella città. Insomma, è chiaro, i forum tematici possono essere uno strumento utilissimo e una grande occasione, ma farli funzionare davvero non è semplice!
Martedì ho partecipato alla riunione del forum tematico "Economia e lavoro". Interessante: tra i partecipanti vi erano persone impegnate in diverse organizzazioni di categoria, nel sindacato, nell'impresa, semplici militanti. Si è discusso molto delle prospettive economiche e occupazionali di Gorizia, della situazione di SDAG e Consorzio industriale.
Inoltre, si sta iniziando a creare un nucleo di redazione per iniziare, con l'autunno, a fare un giornale del circolo Pd goriziano... una sfida interessante, ma è importante avere chiaro il taglio che vogliamo dare al futuro giornale, visto il dispendio di risorse, tempo e denaro che richiederà.

giovedì 26 giugno 2008

Bloggers

La newsletter del Parlamento europeo ("Eurovox") mi ha segnalato questo intervento di un europarlamentare estone del Pse, Marianne Mikko, che si dice preoccupata della qualità delle informazioni che possono essere divulgate attraverso i blog, oggi non sono sottoposti, in pratica, ad alcun controllo. Preoccupano in particolare il diritto alla replica e la veridicità delle informazioni.

Il problema è reale, ma spesso la soluzione è draconiana e punitiva, come prevedeva ad esempio una proposta di regolamentazione avanzata dal ministro Gentiloni a fine 2007, e per fortuna ritirata, che avrebbe imposto ai blog gli stessi obblighi della carta stampata (direttore responsabile registrato all'Albo dei giornalisti, registrazione al Tribunale, ecc...).

La newsletter invita a far pervenire la propria opinione. Io ho segnalato alcuni suggerimenti:

- stabilire l'obbligo di prevedere i commenti ai post (in modo da garantire il diritto alla replica);

- se i commenti sono "moderati" dal blogger, prevedere l'obbligo di pubblicare la politica di moderazione seguita dal blogger;

- prevedere una maggiore trasparenza sulla reale identità del blogger, ad esempio attraverso l'obbligo di pubblicare un "profilo" del blogger;

mercoledì 25 giugno 2008

Dal SID...

Anche se ormai mi avvio a diventare un eterno "lavoratore a gratis" di stage in stage un po' come tutti i miei coetanei (la chiamano "flessibilità", sapete...), mi ricordo ancora di essere stato un "siddino" fino a ottobre...

...vabbè nessuno è perfetto, sù!

Comunque, vi segnalo due siti:

è il sito dell'omonimo periodico creato dagli studenti del corso in Scienze Internazionali e Diplomatiche (SID appunto) di Gorizia... dal sito potete scaricare il periodico in PDF

è il sito della lista "civica" con cui si sono presentati gli studenti del SID alle elezioni per il consiglio di facoltà, ottenendo 3 dei 5 posti riservati ai rappresentanti degli studenti (alla faccia della sede principale di facoltà a Trieste...!)

martedì 24 giugno 2008

Far la corrente del PDL... ma si può fare?

Oggi leggevo le notizie su internet, as usual, e mi sono imbattuto in quest'articolo di Michele Salvati, uno dei supposti "ideologi" del Pd: "L'occasione del riformismo", nel quale in pratica si afferma che il Pd definirà la sua propria identità dai sì e i no che dirà alle scelte di politica economica del centrodestra in questi cinque anni.

"E' dunque probabile che le misure del governo vengano valutate una per una, e che il Pd cerchi di chiarire a se stesso e al Paese la sua identità riformistica proprio attraverso le misure che accetta come il governo propone, quelle che cerca di modificare e quelle che respinge."

In pratica, significa che l'identità del Pd si declinerà sulla base delle istanze del centrodestra. Si rinuncia dunque a far sì che il Pd sia portatore di una visione alternativa della società? o la differenza è solo di sfumature? se così fosse, non è che il Pd è debole, centrista o altro, è semplicemente inutile, meglio una corrente "di sinistra" del PDL a quel punto...

Questo Salvati mi sa che non ha capita una mazza...

lunedì 23 giugno 2008

Di lotta... ma anche di governo

In autunno il Pd sarà in piazza per manifestare il dissenso del popolo di centrosinistra contro le rinnovate leggi ad personam di Berlusconi e del suo ministro ad personam Angelino Alfano.

E si protesterà anche contro la politica economica del governo Berlusconi. Anche se al momento non pare che il Pdl abbia una politica economica, se si fa eccezione per la proposta di vendere Alitalia all'Aeroflot, di cui per fortuna si son tutti dimenticati, Berlusconi compreso.

Sull'idea di un Pd "di lotta", non tutti i "colonnelli" del loft son d'accordo. Di certo non lo è Follini, e nemmeno la Binetti (però al Family Day ci andava eh...) che dice che "il mio compito è incalzare il governo sui temi della famiglia". Vabbè tanto vale iscriversi al PDL, lo incalzi meglio da lì...

Comunque non sarà facile coniugare la dimensione "di lotta" a quella di governo. La lotta permetterà di recuperare il rapporto con la base, con la sinistra, con il popolo "antiberlusconiano" che ha creato consenso attorno al centrosinistra nel 2003-2004. Ma per vincere ci vorrà la capacità di presentare una valida alternativa di governo. Non certo "incalzare". Ma essere davvero alternativi.

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Vi segnalo un'interessante analisi di Ilvo Diamanti sulla dispersione del voto cattolico.

Classi-ghetto / 2 (lo dicevo io...)

Il mio post sulle classi-ghetto, a quanto pare, ha interessato gli avventori di questo blog.

Oggi (guarda caso), su Repubblica si segnala il caso della scuola dell'infanzia di Milano di Via Magreglia dove 13 bambini rom sono stati concentrati in una sola classe, e questo nonostante la Caritas, che si era premurata di effettuarne l'iscrizione, li avesse invece avvedutamente distribuiti tra 5 diverse scuole elementari.

Ecco cosa intendevo per ghettizzazione.

Per la cronaca, la scelta della concentrazione degli alunni in una sola classe ha suscitato le proteste della CGIL e degli insegnanti della scuola, che lamentano di essere lasciati soli, senza adeguata formazione, di fronte al problema dell'integrazione di bambini di origine straniera.

venerdì 20 giugno 2008

Nulla è cambiato purtroppo

"in un mondo in cui oltre i nove decimi della produzione manifatturiera e più dei quattro quinti del totale dell'attività economica sono concentrati nei paesi industriali avanzati, le idee di simmetria, reciprocità e dipendenza mutuale che sono associate alla teoria tradizione del commercio internazionale sono di pertinenza piuttosto opinabile per le relazioni commerciali tra centro e periferia..."

R. Nurske*, 1959

...ancora attuale, vero?


* Ragnar Nurske, nato in Estonia, laureatosi in Economia a Edimburgo nel '32, fu ricercatore per conto della Società delle Nazioni (antesignana dell'ONU), produsse negli anni della 2a Guerra Mondiale uno studio sui tassi di cambio e il commercio internazionali tra le due guerre, che fu un contributo fondamentale alla teoria dello sviluppo e del commercio internazionale. Negli anni successivi fu docente alla Columbia University e poi a Princeton.

giovedì 19 giugno 2008

Il PSE e l'ambiente



Vai qui per saperne di più o clicca sull'immagine grande.

mercoledì 18 giugno 2008

Classi-ghetto

Girando per blog (a tal proposito vi segnalo la nuova iniziativa della mia amica-blogger Okappa: DemocraticiFVG, aggregatore di blog piddini del Friuli Venezia Giulia), sono finito su quello di Fabio Omero, esponente del Pd già ultimo segretario provinciale dei DS di Trieste.

In questo suo post, si lamenta di una proposta del Pd lombardo, che in un documento sull'immigrazione e la sicurezza propone ad esempio un tetto di 20% alla presenza di bambini stranieri in ciascuna classe. In pratica una diluizione della presenza tra più classi. E dice che "subiamo gli effetti della globalizzazione".

Omero ne pare scandalizzato, e commenta:

Dura da condividere anche se la versione originale della composizione equilibrata suona meglio. Ma ancora più dura da condividere dopo l’incipit subiamo gli effetti della globalizzazione. È vero che non possiamo fare classi di bambini-premi-nobel e classi di disadattati, così come da sempre i bambini diversamente abili sono distribuiti in tutte le classi. Ma allora più che all’integrazione si sta pensando all’assimilazione. Della serie: se in ogni classe gli stranieri sono pochi imparano prima le “buone maniere”.
Ma non si rischia così di far passare il concetto che i bambini stranieri sono di per sé dei disadattati e che i nostri bambini “bianchi” subiscono la loro presenza? A Trieste alle elementari stiamo vivendo un flusso in costante crescita di bambini serbi e cinesi. Per il futuro si pensa di mettere un tetto alle iscrizioni di stranieri per ogni scuola? Una percentuale per garantire l’equilibrio?

A me personalmente la proposta del Pd lombardo non sembra affatto scioccante.
Le classi-ghetto, in molte grandi città, ci sono. C'erano anche un tempo: c'erano le scuole e i licei "bene" dove studiavano i figli del "ceto medio", e c'erano le scuole dove studiavano i figli degli operai in cerca di un riscatto sociale.
Chiudere gli occhi di fronte alla realtà è buonismo. Di cui a sinistra siamo troppo spesso vittima. Pensiamo ad esempio che secondo molti indici statistici diversi comuni veneti governati dalla Lega sono quelli dove gli immigrati sono più integrati. Purtroppo, infatti, la Sinistra ha spesso ritenuto che lo Stato non dovesse porsi il problema dell'integrazione sociale del migrante ma solo della sua accoglienza. Il tetto ai bambini stranieri è opportuno: evita le classi ghetto, permette agli stranieri di inserirsi con una pluralità di bambini italiani condividendone lo stile di vita. C'è poco da dire: l'integrazione è un processo a due facce: significa in parte assimilazione da parte del migrante dei modi di vivere del paese in cui si trova a vivere, e da parte dell'"autoctono" significa apprendere la cultura del migrante e i suoi problemi. Ma se i bambini non si incontrano perché vanno in scuole diverse, questo non può succedere. Quindi ben venga la distribuzione dei bambini tra le classi, come si fa appunto con i bambini diversamente abili ecc.
E allo stesso modo, poniamoci il problema dei quartieri-ghetto: un tetto dovrebbe essere posto anche alla presenza straniera per quartiere, in modo da distribuirla, diffonderla nelt erritorio, far sì che essa diventi parte della città e il migrante conviva con gli italiani invece di chiudersi a riccio in una cultura-ghetto, una tentazione forte perché il nuovo (anche per il migrante) è fonte di paura.

Che facciamo?

Ho una mia interpretazione del pessimo appeal elettorale del centrosinistra in queste settimane. Del Pd intento, visto che la Sinistra Arcobaleno persevera nel proprio suicidio.
Credo che nemmeno il Pd creda in se stesso.
Così leggo su Europa la Lanzillotta che dice "dobbiamo dire anche dei sì'" alle proposte del governo Berlufini. Ok, le proposte del governo su riduzione degli enti locali ecc. sono vicine a quelle del Pd. Ma non mi pare che lo siano sui temi della sicurezza, della giustizia, delle tv ecc.
La Merloni, del governo-ombra, sostiene che queste son inezie e non bisogna tornare ai "toni dei girotondini", esperienza che (ma lei evidentemente non lo sa) coincise (era il 2003-2004) con il periodo di massimo consenso elettorale del centrosinistra.
Secondo Calearo, dobbiamo sostenere le riforme economiche del centrodestra, che tanto i temi della giustizia non interessano i cittadini e quindi non vale la pena farci opposizione.
...io sono un attimino perplesso. Se per non disturbare il governo, dobbiamo comunque appoggiarne le proposte, a che serve il centrosinistra? Se si presentano le nostre stesse proposte, ovvio che le votiamo. Ma se rinunciamo a fare le nostre proposte, a fare proposte migliorative di quelle del centrodestra, a dare ai cittadini una visione critica che sviluppi un'attenzione maggiore e una "vigilanza" sull'azione del governo, a che serve un'opposizione parlamentare?

Poi ovvio che non ci votano. Tanto vale votare PDL no?

martedì 17 giugno 2008

Forza Mozilla!

Il software libero è una gran cosa, e personalmente non mi lascio sfuggire occasione di firmare petizione, protestare contro lo strapotere di Microsoft, e pubblicizzare presso amici e/o conoscenti Linux, Firefox e compagnia bella.

Oddio, quanto poi a usarli...

Diciamocelo: Open Word è una cacca rispetto a word. E così tutto Open Office. Alla faccia di Linux. A cui peraltro preferisco Windows. Se non fosse che il buon vecchio WIN si impalla troppo spesso.

Certo è, però, che Microsoft sta facendo il possibile per farsi odiare.

Già Windows, da anni, sta diventando talmente pesante e ricco di bachi e problemi vari, che molto spesso si blocca e nessuno sa perché. Soluzione suggerita dalla guida: spegni e riaccendi. Per la serie: "mica pretenderai che ci capiamo qualcosa noi? con milioni e milioni di righe di programmi chi vuoi che stia a controllarle!"

Orbene, poi è arrivata la svolta. Il sistema operativo di nuova generazione. Pronto di fabbrica per cambiare il mondo e portarci in una nuova dimensione. Quella roba lì, insomma, era VISTA, alias Svista. Una vera fregatura. Praticamente inutilizzabile, con una tale quantità di problemi, bachi, incompatibilità con il più elementare driver, da convincere molti a passare a Linux o aspettare almeno 1 anno per comprarsi un pc nuovo.

Ora Microsoft ha capito che è il caso di cambiare. Il prossimo anno sVista sarà sostituito da un nuovo sistema operativo. E diamine!

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Nel frattempo Mozilla lancia Firefox 8. Buon lavoro a Firefox! Io ci sto pensando seriamente, IE mi sta sul c...o.

lunedì 16 giugno 2008

Left

Sabato ho comprato in edicola Left. Un nuovo settimanale di sinistra. Direi che si colloca alla sinistra del Pd. Tuttavia sono sempre più convinto che la sfida maggioritaria nel paese consista per il Pd nel saper cogliere in un progetto complessivo le multiple necessità della sinistra italiana, e di sfidare le destre partendo da sinistra.

Ok non si è capito nulla di quello che ho detto. In sostanza: non credo che si debba essere di centro per vincere contro le destre. Credo però che l'essere "sinistra" debba un attimino riformularsi per tornare a essere sinonimo di maggioranza politica.

Il che, però, non significa perdere valori come l'antifascismo, la difesa della Costituzione repubblicana, non significa non porsi più questione come la redistribuzione dei redditi ecc... o spalleggiare la Confindustria piuttosto che i consumatori.

Comunque, dicevo che ho scoperto Left. Il sito è questo: avvenimentionline.it. Dategli un'occhiata.
Interessante l'articolo sulle proteste in Francia contro i tagli alla scuola. Magari un giorno torno sull'argomento.

giovedì 12 giugno 2008

A noi ce piace.... farci male

Ultimamente c'è gran trambusto nel Pd.
Bè ok forse l'avevate notato anche voi.
O almeno avrete notato che il Pd non fa opposizione. Per tanti motivi, ma anche perché ci piace tanto farci del male a vicenda a noi di sinistra, ma anche centro.

Dico questo perché due questioni animano il Pd, ma anche tre:
- la laicità: con i cattolici in trambusto, gli attacchi di famiglia Cristiana ai cattolici del Pd, e Follini che dice che è meglio guardare all'UDC piuttosto che a sinistra;
- la collocazione europea del Pd: ovvero, il prossimo anno ci sono le Europee, gli europarlamentari del Pd siederanno nei banchi del Pse (Partito del socialismo europeo) vicino ai socialdemocratici spagnoli di Zapatero, ai laburisti di Blair, ai socialdemocratici tedeschi dell'SPD e ai socialisti francesi di Segolène Royal? Oppure siederanno nei banchi de i Liberaldemocratici con i Liberali inglesi e tedeschi e i centristi dell'UDF di Bayrou in Francia?
- e poi: ce la farà D'Alema a far le scarpe a Walter, o sarà Walter a farsi D'Alema?
Per qualche delucidazione in più, guardate pure qui:
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Intanto il circolo di Gorizia del Pd ieri sera ha deciso l'istituzione dei primi forum tematici. Anche se qui si chiameranno Gruppi di lavoro e dovrebbero avere in una certa misura un contenuto pratico di supporto all'attività di opposizione in Consiglio Comunale.
Una forma di elaborazione programmatica innovativa: ma resta da vedere se funzioneranno. Personalemente, penso che tutto dipenderà da chi l seguirà e con quale impegno e capacità di proposta. Dei vari gruppi di lavoro, penso che alcuni scompariranno e moriranno da soli. Altri funzioneranno. Selezione naturale diciamo...
...forse potrei aderire alla corrente darwinista del Pd. E se non c'è ancora la fondo io!

mercoledì 11 giugno 2008

Capitale e lavoro... e sindacato

Leggevo su Repubblica di ieri o l'altro ieri, un articolo che, partendo dalle proposte del ministro Sacconi e della Confindustria targata Marcegaglia (individualizzare i rapporti di lavoro), faceva un'analisi della funzione e del senso del sindacato.

Ora, io sono un forte critico del sindacato italiano. Difficile non imputargli gravi errori, molta autosufficienza e scarsa democrazia interna. Certamente, il sindacato italiano ha notevoli responsabilità, ad esempio, nella situazione di Alitalia. Mentre le inchieste di Report hanno svelato gli intrecci tra dirigenti sindacali e dirigenti aziendali in una grande azienda pubblica come le Ferrovie. Insomma, nessuno è un santo, si sapeva.

Tuttavia, ci siamo chiesti cosa significa che i rapporti di lavoro, i contratti, siano completamente individuali? La disparità nel potere contrattuale tra lavoratore e datore di lavoro è tale, per cui già nell'Ottocento i lavoratori compresero che potevano controbilanciare tale divario associandosi.

Quest'esigenza c'è ancora oggi.

Certo, si può benissimo pensare che un sistema in cui una rete sociale di prtoezione, un'ampia mobilità della forza lavoro e una facilità di accesso a nuove posizioni lavorative, renda meno necessaria la contrattazione collettiva, quella cioè che i grandi sindacati di categoria (tipo la UILM o la FIOM dei metalmeccanici) fanno a livello nazionale e vale per tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti al sindacato.

Certo, ma:
1 - in Italia non siamo in Svezia: questa rete sociale non c'è, e anzi il centrodestra da anni fa di tutto per smantellarla;
2 - resterebbe comunque la questione salariale: il potere del singolo è talmente inferiore a quello del datore di lavoro, che pur di lavorare sarebbe costretto ad accettare condizioni di lavoro svantaggiose; ciò anche perché una libera contrattazione andrebbe a favore del lavoratore solo in situazioni di penuria di manodopera, e di non concorrenza internazioanle dei salariati.

Ma i salariati di oggi:
a) sono esposti alla concorrenza di oltre 2 milioni di disoccupati, e
b) sono esposti alla concorrenza dei lavoratori dei paesi a basso costo del lavoro.

Insomma, l'idea di individualizzare i rapporti di lavoro non regge. A meno che l'obiettivo non sia SOLO il profitto aziendale.
Forse un conflitto tra capitale e lavoro c'è ancora. Forse un po'. Pacatamente. Ma anche.

lunedì 9 giugno 2008

Prigionieri dell'euro

Stamattina mentre ero in treno ho letto con interesse su L'Espresso un'intervista a Heiner Flassbeck, capoeconomista dell'Unctad (una delle agenzie dell'Onu). Flassbeck, sostenitore dell'euro, mette in evidenza come i disequilibri interni all'unione monetaria possano, a lungo andare, determinarne il fallimento.

Chiunque abbia studiato un po' di economia, ricorda che negli anni scorsa si parlava di come l'euro, con il proprio successo, avesse chiuso la bocca a chi sosteneva che l'area euro non costituiva un'area monetaria ottimale. E che l'"ottimalità" si stava sviluppando da sè. Bè, la letteratura sulle aree monetarie ottimali è corposa, ed in effetti l'area euro non sembra intercettare tutti i requisiti "classici" di un'area monetaria.
Per cominciare, la mobilità della forza lavoro è scarsa: un lavoratore non si sposta da un paese all'altro, in cerca di migliori condizioni salariali e di lavoro, così che il costo dei fattori e i disequilibri sociali ne risentono. Inoltre, se la politica monetaria è una, quella fiscale non lo è, così che non è credibile che le aree in crisi o meno produttive, impossibilitate a svalutare la moneta per riacquistare competitività, possano svalutare la moneta.
Mentre difficilmente possono ricorrere alla leva fiscale a causa dei forti vincoli di bilancio. E anzi, crisi e vincoli di bilancio possono costringere queste aree a "tirare la cinghia" più di altre.
Logica vorrebbe che la cinghia si tiri nelle zone ricche per investire in quelle in crisi. Che poi è quanto si fa in tutti i paesi. La Germania investe nella sua parte orientale, la Spagna in Estremadura, ecc... A livello europeo però questo non si può fare.
Flassbeck dà la colpa proprio alla Germania: ai suoi connazionali attribuisce la colpa di non capire che il buono stato della loro economia rischia di far crollare l'Europa unita in quanto sta progressivamente erodendo le economie vicine, in particolare quelle dei paesi mediterranei.
Per questi paesi, Italia in primis, l'unica via sarebbe investire di più, ma con i vincoli di bilancio e sull'inflazione, non possono farlo.
Che ne sarà dell'euro dunque?

giovedì 5 giugno 2008

Sono un movimentista...

Nel gruppo giovanile del Pd, che in queste settimane si sta costituendo nel Friuli venezia Giulia, si sta sviluppando un dibattito su ruolo e "mission" del movimento giovanile dei Giovani Democratici.

Anche a Gorizia se ne sta discutendo. Animatamente devo dire. Vi riporto un mio intervento pubblicato sul blog dei G.D. di Gorizia www.giovanipdgorizia.blogspot.com.
Buona lettura.

Nei prossimi giorni ci troveremo assieme per discutere della composizione del Coordinamento. Inevitabilmente, faremo delle scelte. In un gruppo che, a me pare, è piuttosto affiatato e molto cresciuto di numero rispetto a 6-7 mesi fa, ci sono inevitabilmente opinioni diverse su come funziona un movimento politico giovanile, aspettative differenti e diversi interessi.
Certamente, dovremmo investire nel futuro: un'organizzazione giovanile è solida se si garantisce che ci sia un costante ricambio in essa, dall'altra parte dovremo garantirci dei "referenti territoriali". E altri ragazzi o ragazze saranno i nostri responsabili "tematici".
Tuttavia, la scelta della "squadra" fa emergere un'altra questione, piuttosto dirimente e non semplice. I "Giovani democratici" dovranno essere più "movimentisti" o più un centro di formazione amministrativa?
E anche: più focalizzati sulle grandi tematiche del nostro tempo, o sullo sviluppo di una politica che nasce dal territorio, che fa emergere le istanze dal basso.
Certamente ci sono pro e contro in tutto. Io, personalmente, ritengo che un equilibrio possa e debba essere trovato.
Un'organizzazione politica giovanile ha un ruolo, io credo, che è fondamentalmente quello di sviluppare una coscienza critica, un ragionare politico: portare un ragazzo tra i 16 e i 29 anni a interrogarsi in maniera seria sui problemi sociali ed economici del suo tempo, e svilupparne la capacità di analisi fino a portarlo a soffermarsi sul COME una situazione negativa si può superare. Ovvero: il parlare di programmi, idee, ecc., non può nascere se non da un'analisi delle situazioni esistenti.
Anche perché, da un lato sono le tematiche nazionali quelle su cui si misura il grado di consenso di una grande formazione politica come il Pd che mira a rappresentare il centrosinistra italiano e la sua tradizione riformista. Dall'altro lato, la politica che nasce dal territorio non può esimere dal confrontarsi con tematiche nazionali (il disagio sociale, il precariato, l'efficacia del sistema dell'istruzione e formazione, solo per fare degli esempi), perché altrimenti finisce per non porsi degli obiettivi di miglioramento dell'esistente, anche a livello locale, e si riduce a semplice amministrazione. Magari ottima amministrazione, ma priva di una visione di lungo termine, capace di incidere davvero sul mondo in cui viviamo.
E io, personalmente, credo che questo sia lo scopo vero del fare politica: migliorare l'esistente, contribuire, ad ogni livello, magari a piccoli passi, a creare una società più equa, più giusto, capace di dare a ciascuno le opportunità che merita.
Peraltro, tutto questo non riduce altri aspetti altrettanto importanti:
- il fatto di essere il "pungolo" rispetto al Pd su molti temi, beneficiando della maggiore facilità di sviluppare un dibattito sincero su molte questioni: in questo senso l'organizzazione giovanile può essere un vero stimolo al Partito democratico, e pertanto dovremo sempre mantenere costante il confronto su temi nazionali: ottima l'idea dei Tavoli tematici sul sistema universitario e scolastico, sul rinnovo delle classi dirigenti, sulla laicità.
- siamo l'interlocutore privilegiato del Pd quando si parla di politiche giovanili: mi piace ricordare, ad esempio, l'importante ruolo avuto da Sinistra giovanile e Giovani della Margherita nella stesura della Legge regionale sulle politiche giovanili, approvata ad aprile 2007 (e per la cui applicazione dovremo batterci!);
- siamo forse l'unico luogo rimasto in cui si fa formazione politica, ad ogni livello: dal formare il futuro consigliere comunale, al formare il cittadino ai problemi del suo tempo. La mia è un'idea "ampia", estesa, della formazione politica;
- non possiamo esimerci da un impegno universitario e studentesco: perché anche in questi luoghi si forma il futuro cittadino; anche qui si fa "cultura", ci si confronta; e anche si fa "battaglia culturale" contro la destra, la cui infiltrazione nelle scuole è ormai preoccupante.

Ecco, penso che dovremo porci degli obiettivi alti.
Che troveranno modo di esplicarci a livello locale. Su tematiche nazionali potremmo agire partecipando a petizioni, raccolte di firme ecc., con dibattiti e iniziative di formazione.
Mentre strumenti di analisi della società esaminati su problemi più "astratti", ci aiuteranno ad affrontare problemi della nostra provincia, della nostra scuola, della nostra università.
Quindi, se volete chiamatemi "movimentista".

martedì 3 giugno 2008

Vita da blogger

Vi piace la nuova grafica?
Non è ancora completa.
Sono terribilmente indietro con la programmazione. Terribilmente indietro...

Che vita da blogger.

lunedì 2 giugno 2008

Gita al parco...




Ieri ho passato il pomeriggio al parco sull'Isonzo.. pc portatile appresso... due foto della giornata.. bello vero?