lunedì 9 giugno 2008

Prigionieri dell'euro

Stamattina mentre ero in treno ho letto con interesse su L'Espresso un'intervista a Heiner Flassbeck, capoeconomista dell'Unctad (una delle agenzie dell'Onu). Flassbeck, sostenitore dell'euro, mette in evidenza come i disequilibri interni all'unione monetaria possano, a lungo andare, determinarne il fallimento.

Chiunque abbia studiato un po' di economia, ricorda che negli anni scorsa si parlava di come l'euro, con il proprio successo, avesse chiuso la bocca a chi sosteneva che l'area euro non costituiva un'area monetaria ottimale. E che l'"ottimalità" si stava sviluppando da sè. Bè, la letteratura sulle aree monetarie ottimali è corposa, ed in effetti l'area euro non sembra intercettare tutti i requisiti "classici" di un'area monetaria.
Per cominciare, la mobilità della forza lavoro è scarsa: un lavoratore non si sposta da un paese all'altro, in cerca di migliori condizioni salariali e di lavoro, così che il costo dei fattori e i disequilibri sociali ne risentono. Inoltre, se la politica monetaria è una, quella fiscale non lo è, così che non è credibile che le aree in crisi o meno produttive, impossibilitate a svalutare la moneta per riacquistare competitività, possano svalutare la moneta.
Mentre difficilmente possono ricorrere alla leva fiscale a causa dei forti vincoli di bilancio. E anzi, crisi e vincoli di bilancio possono costringere queste aree a "tirare la cinghia" più di altre.
Logica vorrebbe che la cinghia si tiri nelle zone ricche per investire in quelle in crisi. Che poi è quanto si fa in tutti i paesi. La Germania investe nella sua parte orientale, la Spagna in Estremadura, ecc... A livello europeo però questo non si può fare.
Flassbeck dà la colpa proprio alla Germania: ai suoi connazionali attribuisce la colpa di non capire che il buono stato della loro economia rischia di far crollare l'Europa unita in quanto sta progressivamente erodendo le economie vicine, in particolare quelle dei paesi mediterranei.
Per questi paesi, Italia in primis, l'unica via sarebbe investire di più, ma con i vincoli di bilancio e sull'inflazione, non possono farlo.
Che ne sarà dell'euro dunque?

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