domenica 20 maggio 2007

Fassino, ricorda la parola "laicità"

Francamente sono sempre più convinto che per Fassino la parola "laicità" non significhi nulla. E inizio a ritenere che le parole "decisione", "coraggio", "convinzione" gli siano altrettanto sconosciute.
Leggo oggi su Repubblica, in una lettera che Piero Fassino indirizza al direttore (la trovate QUI), che vorrebbe accantonare i Di.Co. per andare verso una semplice modifica del Codice Civile che peraltro, come più volte affermato proprio dai DS, non consente di risolvere realmente i problemi.
In sostanza Fassino dice "poiché non abbiamo i numeri per far approvare i Di.Co, limitiamo ad alcune modifiche al Codice Civile: poco è meglio di niente".
Per come la presenta nella sua lettera, sembrerebbe un intento assai nobile. Bisogna osservare che in effetti la linea dei DS di appoggiare i Di.Co. pur con un certo mal di pancia per la continua umiliazione dei valori dei cittadini laici, rispondeva a questo principio: raggiungere una tutela delle unioni di fatto con una legge non rivoluzionaria ma che permettesse di portare a casa un "bottino concreto" e non solo enunciazioni di principio.
Ora però la strada di Fassino non è politicamente accettabile. Innanzitutto i voti si possono trovare su un'intesa tra le forze laiche e cattoliche progressiste sul ddl Biondi (Fi), cioè su un ddl non di iniziativa governativa. Infine si tratta di chiarire anche il carattere non confessionale del futuro PD e di chiarire che i Cattolici non avranno un'egemonia "morale" sul centrosinistra.
In realtà, è evidente che per Fassino l'Ulivo dev'essere politicamente autonomo, quindi è inacettabile che si ottengano i Di.Co./Pacs con un ddl del centrodestra, dev'essere per forza un'iniziativa del Centrosinistra.
Il che mostra una gravissima mancanza di rispetto per migliaia di militanti che vogliono l'ottenimento, dopo anni di attesa, di questo importante provvedimento legislativo. E peraltro si scontra con l'afermazione, più volte fatta da Fassino, della necessità di un bipolarismo maturo capace di trovare intese su grandi riforme: e le unioni di fatto non sono forse una grande riforma sociale?

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