La crisi economica che ha colpito le economie più sviluppate negli ultimi mesi ha riportato in auge la politica economica keynesiana. I piani di molti governi mirano a realizzare delle politiche anticicliche che riducano l'impatto della crisi finanziaria sull'economia reale.
Keynesianamente parlando, però, l'effetto sulla crescita di maggiore spesa pubblica o minori tasse non è equivalente. Ogni punto percentuale di PIL di minori tasse produce infatti una maggiore crescita pari allo 0,5% del PIL. Ogni punto di PIL di maggiore spesa pubblica produce invece ben 2% di crescita del PIL. Pur tuttavia bisogna considerare che la spesa pubblica non è indolore: fa aumentare i tassi d'interesse e "spiazza" gli investimenti privati rischiando di deprimere, sul lungo periodo, la crescita.
Come in ogni cosa, è questione di equilibrio.
Il problema principale, però, è che se l'ingranaggio del credito non ricomincia a funzionare, l'economia non riprenderà a marciare: questo è tanto più vero per quelle economie basate su piccole e piccolissime imprese che sono fortemente dipendenti dal credito bancario in quanto troppo piccole per avere una propria autonomia finanziaria.
Ecco perché la crisi economica in Italia sarà probabilmente più grave, e non meno, che in altre economie europee dove invece è stato maggiore l'impatto della crisi finanziaria. Per non dimenticare che in Italia la spesa pubblica è già molto alta e i margini d'intervento "keynesiani" assai ridotti.
5 commenti:
E quindi che si fa?
Andrea
Ad esempio, sarebbe opportuno sostenere le piccole banche di credito (le BCC, le banche locali) e sviluppare forme di credito alle Pmi più efficaci, piuttosto che buttare miliardi di euro nella voragine dei grandi istituti bancari.
e per sviluppare le domanda? se nessuno compra che producono a fare le aziende? So che la domanda che c'era prima era pompata dal prestito facile, e quindi i livelli precedenti forse non si raggiungeranno (meglio cosi') ma la gente ha bisogno di rassicurazioni sul futuro per mettersi a comprare.
Ma poi tutti sti soldi che si danno alle grandi banche, dove vanno a finire? a ripagare le aziende immobiliari e i finanzieri americani? E i prestiti che gli stati chiedono per trovar sti soldi perchè dobbiam pagarli noi e non posson venir diluiti nel tempo come multa alle banche che si son fatte fregare? Qua mi sa che la prendiamo nel cuculo 2 volte.
Andrea
...a parte che oggi le aziende proprio non producono, siccome prima lavoravano prevalentemente facendosi anticipare le fatture del mese prima, e quindi tutto il sistema produttivo è bloccato.
...Il punto è che per sostenere la domanda o si agisce, secondo me, favorendo il credito al consumo (ma non mi pare il caso no? visti i precedenti...) oppure incrementando il potere d'acquisto dei ceti medio-bassi (che hanno una propensione al consumo maggiore di quelli medio-alti)...
...ma purtroppo mi pare che le politiche redistributive dei redditi non siano molto di moda...
Quindi appunto la prenderemo nel cuculo per la 2a volta :-D
te pareva. Per finire faccio solo notare che dopo i primi mesi non si parla piu' di leggi del capitalismo da rifare, studiare un nuovo sistema economico e cosi' via. Questo mi preoccupa. Quelli che se ne occupano son gli stessi che han fatto il disastro, uff
vabbeh ciao
Andrea
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