mercoledì 16 aprile 2008

Ripartire dall'ideologia?

La sconfitta del centrosinistra è stata grave. E il rischio è che la resa nei conti nel Pd sia maggiore del previsto e distrugga l'unico partito di sinistra sopravvissuto. O meglio, che abbia il sopravvento chi lo vorrebbe più di centro che di sinistra (gli ex popolari che ora sono alla carica).

La scomparsa del Partito socialista è, nei fatti, puro darwinismo sociale.

La sconfitta della Sinistra arcobaleno, che credo nessuno si aspettasse, è probabilmente conseguenza di un mancato rinnovamento ideologico di quella compagine, oltre che di un processo estremamente affrettato e di una posizione ambigua che, senza dar garanzie di un progetto di governo, non offriva nemmeno una reale visione antagonista. Dunque un brodetto del "né qui né là". A cui si è aggiunta una leadership assai usurata (il Fausto) ed una campagna giocata su temi e toni da anni Cinquanta.
Le analisi su questo voto hanno però, per ora, un che di surreale. Paiono più calcolo aritmetici che politici. A parte una estesa percezione del "sì vabbè però siam bravi eh" che a noi di sinistra piace assai, si osserva anche un autoconvincimento del "ma non c'hanno capiti" e del "va ben ma il partito è in fase di formazione". E ciò vale sia per il Pd che per la Sin. Arcobaleno.

In realtà, la sinistra da anni non coglie e non interpreta i sentimenti di parte molto ampia dell'elettorato.
E lo sappiamo anche da soli. Perché sappiamo tutti che non eravamo contenti quando abbiamo votato l'indulto (dopo che anni abbiam parlato di "certezza della pena" e di legalità): come puoi credibilmente affermare che vanno inasprite le pene contro i reati societari se scarceri ladri, aggressori, truffatori ecc...?
Siamo stati inconcludenti: abbiam perso un anno a discutere sui PACS/DICO/CUS e alla fine non abbiamo fatto nulla... tanto valeva non discuterne e almeno non avremmo avuto grane. O tanto valeva portarli in parlamento e cadere su una fiducia lì, allora.
L'offerta politica del centrosinistra è fallimentare da anni. E lo sappiamo dal 2001. Vittima di un autocompiacimento del gruppo dirigente del Pci, che ritiene di avere il donno dell'infallibilità, nonostante palesemente non capisca il mondo attuale. E vittima di una sete di potere degli ex Dc della Margherita, ora Pd. Ai quali va bene anche che il Pd vada malissimo, basta che a comandare sia la loro corrente. Correnti popolari ben felici di riunirsi se l'obiettivo è battere gli odiati ex comunisti. E poi c'è tutta la cultura del NO. Che non è appannaggio della Sinistra radicale ma che è elemento che intride la cultura civile italiana, per cui piccole corporazioni e comitati si attivano ovunque.
E son segnale evidente di una cultura politica assente. facile preda dei piccoli veti perchè non ha un disegno politico.

E quindi forse, sarebbe il caso, di ripartire dalla politica. Dal pensiero. Dalla forma. Dall'ideologia.
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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido, ma mi sento di aggiungere anche un'altra cosa. Inquietante. Ovvero che l'elettorato che ha votato Bossi (e compagnia) è, di fatto, composto soprattutto da cittadini dalla memoria corta e poco lungimiranti loro stessi. Un esempio: la fiducia data ad un partito che ha aperto la strada al precariato (vedi la legge Maroni sul lavoro) di cui - peraltro - continuano a lamentarsi. Un altro esempio: la legge Bossi-Fini che, oltre ad essere uno scempio in piena regola, non ha affatto diminuito il numero degli immigrati. Eppure le forze dell'ordine per effettuare i controlli ci sono. Allora ha ragione chi dice che l'immigrato va bene per lo sfruttamento, ma considerarlo come un cittadino non sia mai...
Io penso che oltre ad un rinnovamento (e aggiornamento) della sinistra, dovrebbe tornare in auge l'idea di educare gli elettori, ma non per inculcare loro un'ideologia preconfezionata, quanto piuttosto perché si rendano conto di come uno Stato funziona davvero. In modo tale che la smettano di credere a chi dice loro che lavorare in nero è giusto, che evadere le tasse è sacrosanto e che è tutto possibile senza alcun sacrificio.
In realtà, avrei molto altro da dire in merito, ma mi fermerò qui. Non è necessario essere ridondanti.
A presto,

Aidlyn

il Russo ha detto...

Ripartire dalla politica vuol dire far di nuovo innamorare la gente ad essa, cosa non facile in tempo di grillismi che guardano al particulare ed il locale o di "uomini forti".
Brutti tempi...

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Rossi ha detto...

credo che il grillismo sia una delle più grandi sciagure capitate... uno che si vanta di non mandare la gente a votare non è quel che si potrebbe definire un grande esempio di civismo. Semmai, la grande battaglia culturale da fare sarebbe di far capire alla gente che per esprimere scientemente il proprio diritto di voto è necessario informarsi bene sulla situazione sociale ed economica del proprio paese... altrimenti si sarà sempre preda della (becera) propaganda dei tempi di elezioni, e del populista di turno...