sabato 26 luglio 2008

Gli europei si impoveriscono. I profitti crescono.

Recentemente un sondaggio pubblicato in Germania ha fatto scoprire ai tedeschi che un tedesco su 8 vive sotto la soglia di povertà. Povertà relativa: in Burundi, ma forse anche in Calabria, un povero tedesco sarebbe considerato benestante, o ricco. Se non ci fossero i sussidi pubblici, i tedeschi poveri sarebbero uno su 4. Non c'è dubbio che pesi il divario salariale tra Est e Ovest, ma il problema è comunque evidente.

La scoperta che la classe media si sta proletarizzando l'hanno fatta gli economisti, i sindacalisti ma anche la gente comune, che sempre più sostiene le rivendicazioni salariali di determinate categorie. Al punto che in Germania lo sciopero dei ferrovieri, stigmatizzato da SPD (socialdemocratici) e sindacati confederali, è stato invece ampiamente sostenuto dalla popolazione.


Non siamo ancora ad un revival della questione di classe, ma la questione salariale pone alcuni interessanti interrogativi:

1 - è sostenibile un modello economico che, per mantenere competitiva l'economia, punta sulla riduzione salariale a fronte della concorrenza di paesi a bassissimo costo del lavoro?

2 - è sostenibile il libero commercio internazionale in un contesto in cui le economie avanzate producono esternalità positive in termini di diffusione internazionale delle innovazioni tecnologiche, che si diffondono nei paesi a basso costo del lavoro ad una velocità più alta di quella necessaria all'innovazione stessa? in altre parole, si dice che in globalizzazione i paesi ricchi dovrebbero specializzarsi in produzioni ad alta tecnologia... ma se i paesi a basso costo del lavoro vengono rapidamente in possesso di quelle tecnologie, i paesi ad alto costo del lavoro cosa produrranno?


3 - e ancora: la "competitività" come la misuriamo? con la crescita dei profitti delle imprese? con il tasso di occupazione? con il reddito disponibile? con il reddito disponibile medio o con quello del quartile mediano della popolazione? l'Europa è cresciuta abbastanza negli ultimi 20 anni, l'occupazione no. Come la mettiamo?

4 - dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, i divari di reddito sono diminuiti. Vale a dire che la distanza che separava i più ricchi dai più poveri è diminuita. Dagli anni Ottanta, è ripresa ad aumentare. In genere, lo sviluppo comporta questo processo, perché comporta un'accumulazione del profitto nel detentore del capitale. A meno che non intervengano politiche redistributive. Ma di redistribuzione non si parla più e la riduzione delle tasse va sempre a vantaggio dei più ricchi, per come viene fatta nella pratica politica. Eppure le classi di reddito più basse hanno una maggiore propensione al consumo: ridurre le tasse ai poveri incentiverebbe i consumi...

5 - ma, appunto, è meglio incentivare il risparmio (riducendo le tasse ai ricchi) o i consumi delle famiglie per alimentare la domanda interna (riducendo le tasse ai poveri)? per inciso, Solow ci insegna che il risparmio aumenta le prospettive di crescita di lungo periodo. Ma spostare la curva di domanda aggregata è comunque un fattore di crescita.

6 - i politologi insegnano che le democrazie funzionano in presenza di una estesa classe media. Ma se la classe media di proletarizza, cosa ci attende? una deriva autoritaria? una ripresa della lotta di classe?


Urgono risposte.




2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao! Come va? ti mando il link del mio circolo. Se vuoi votare il sondaggio, vota pure. http://pdsanlorenzomossa.blogspot.com/

cordiali slauti

Francesco

Marco Rossi ha detto...

ciao Francescooo!

ho votato il sondaggio!...

...io tutto bene, cerco lavoro e intanto a breve andrò un pochetto in vacanza...