martedì 27 febbraio 2007

Primarie qua, primarie là...

Le primarie a quanto van di moda ultimamente...
Io personalmente le ritengo un ottimo modo per favorire una maggiore partecipazione della società alle scelte politiche. Inoltre, sottoponendo le candidatura ad un imprimatur popolare, si realizza una preselezione che, accentuando la competizione interna ai partiti, dovrebbero favorire una crescita qualitativa della classe politica. Diciamo che, a mio avviso, difficilmente attorucoli o sportivi vincerebbero le primarie per le candidature politiche, mentre oggi spesso i partiti si lasciano sedurre dalla fama dei cognomi e li candidano (a dimostrazione di come il nostro sistema politico sia ormai alla frutta).
Veniamo all'oggi, dunque. Nel centrodestra, Berlusconi ripropone le primarie per la scelta del leader della Casa delle Libertà. Una possibilità che è scartata da Casini: «Quella delle primarie è la solita boutade. Come tutte quelle proposte in questi mesi». Del resto l'UDC continua sempre più a smarcarsi dalla leadership berlusconiana. E paradossalmente ciò potrebbe anche favorire lo sviluppo del partito unico della destra, visto che risulterà più agevole creare una federazione a due (FI-AN) che a tre. Intanto Maroni smarca anche la Lega Nord, riaffermando che le alleanze della Lega sono in funzione dei suoi obiettivi strategici, in primis il federalismo fiscale e, ora, anche la riforma della legge elettorale. E sappiamo che Maroni ha già incontrato il ministro per i rapporti con il parlamento Vannino Chiti.
Insomma il problema fondamentale del centrodestra è che le primarie non possono riuscire a svolgere la funzione di ricompattamento visto che alla base non vi è la condivisione di un progetto politico comune. Per il centrosinistra le primarie svolgono essenzialmente una funzione di selezione dei candidati e di legittimazione, visto che la condivisione della piattaforma c0'è a priori ed è frutto di un accordo politico. Se così non fosse rischierebbe di venir meno l'accettazione del responso della consultazione "pre-elettorale".
Ma nel centrodestra è proprio la piattagorma comune a mancare... e quindi la moda delle primarie difficilmente riscuoterà un gran successo a destra.
Intanto la questione primarie torna prepotentemente alla ribalta anche a Gorizia. La Margherita, dopo la vittoria della fazione antibrancatiana, o "dissidente", non so bene come chiamarla, è ora in cerca di un nuovo candidato. Ovviamente aspettiamo con ansia le proposte della Margherita: essendo il primo partito del centrosinistra cittadino è chiaro che saranno proposte che avranno un certo peso. Poi ovviamente le altre anime del centrosinistra presenteranno candidature alternative. Brancati sembra disponibile a farsi da parte, purché il candidato alternativo sia anch'egli in grado di coalizzare l'intero centrosinistra, da Margherita e Italia dei Valori a Rifondazione. L'obiettivo fondamentale è l'unità del centrosinistra.
Spero a questo punto che si ricorra alle primarie come via per la decisione definitiva. Anche perché a 2 mesi dalle elezioni diventa difficile trovare un candidato abbastanza conosciuto in città... e le primarie possono quindi essere l'occasione per lanciarlo anche mediaticamente. Una specie di tramppolino, oltre che un'occasione per affiatare i militanti e mettere alla prova la macchina propagandistica e organizzativa per la campagna elettorale.
Ma c'è una cosa... il tempo. Occore fare in fretta. Non possiamo riconsegnare Gorizia al centrodestra. Non vogliamo ritornare ad una città divisa da odi reciproci e diffidenze risalenti a 60 anni fa. non vogliamo che Gorizia, da simbolo dell'Europa unita, torni ad essere simbolo di un'Europa divisa.

domenica 25 febbraio 2007

Questa sinistra non serve... o forse sì?

Ieri Massimo D'Alema si è tolto qualche sassolino... diciamo così... e nel corso di una manifestazione pubblica a Roma ha sottolineato come "certa sinistra non serve al paese" e che "ci sono due tipi di fughe: quella collettiva, ce ne andiamo dall'Afghanistan e succeda quel che succeda, e quella individuale: io faccio cadere il governo ma intanto mi salvo la coscienza".
Inutile aggiungere altro... parole sante! Effettivamente credo che l'elettorato di centrosinistra si stato piuttosto sbigottito dal cimportamento di due senatori di estrema sinistra che, evidentemente, preferiscono un governo di destra.
Una sinistra che fugge dalla realtà non è di alcuna utilità. Il compito di chi viene eletto dai cittadini non è quello di salvare le proprie coscienze: se così fosse sarebbe per lui più indicato il ritiro in un eremo dell'Aspromonte, così non ci disturberebbe con le sue idiozie. Il compito di chi è eletto è di far del suo meglio per governare il paese nel solco delle aspettative di chi lo ha eletto, sulla base di un certo programma.
Eppure, in un certo senso, la sinistra radicale, o massimalista, a qualcosa serve. In un certo senso non è peregrino dire che si tratta della coscienza critica della sinistra riformista. Molti degli obiettivi a cui mira tutta la sinistra sono coniugati in maniera diversa. La sinistra radicale vuole il cambiamento subito, anche se non è possibile. Quella riformista si distingue per il pragmatismo. Ma che ci siano obiettivi comuni, che identificano la missione, sociale e storica, della sinistra, è fuor di ogni dubbio. E questo non esclude che ci siano anche differenze programmatiche non irrilevanti.
Peraltro, può sembrare paradossale, ma la sinistra massimalista ha bisogno di quella riformista per realizzare, almeno in parte, i propri obiettivi, per ovviare alla sterilità pratica delle proprie utopie. E al contempo la sinistra riformista ha bisogno di quella radicale per bilanciare l'area centrista non riformista.
Ed è in effetti su questo bilanciamento, questo balance of power, che si basa l'Unione come coalizione.
Certo è che questo funziona se nessuno tira troppo la corda... Speriamo che tutti se lo ricordino, in specie al Senato.

giovedì 22 febbraio 2007

Che si fa?

Per prima cosa, rinnovo a tutti l'invito a sputare in faccia ai senatori Rossi, Turigliatto e De Gregorio. Sì anche De Gregorio, eletto nel centrosinistra ma passato subito al centrodestra, non prima di farsi eleggere presidente di una commissione parlamentare. Limpido esempio di rispetto del mandato degli elettori...
Ora che si fa?
Ho sentito fare tante ipotesi. Ripresentarsi con la stessa maggioranza, ma la maggioranza non c'è più. Allargarsi all'UDC, ma pare che l'UDC non voglia e cmq in quel caso non sarebbe più un governo riformista. Un governo di larghe intese. Un governo tecnico. Elezioni anticipate.
Elezioni anticipate? Vincerebbe il centrodestra, ma si ritroverebbe anche lui a fare i conti con una maggioranza non ampia al Senato a causa della legge elettorale.
Allargare la maggioranza? A singoli senatori, ok. Credo sia la strada da percorrere. La maggioranza non esiste più, è inutile girarci attorno. Bisogna cercare i senatori disposti ad un programma riformista. Follini, Nuovo PSI, ecc... E tirare avanti così, o almeno fino a che non ci si renda conto, nel 2008 o nel 2009, di essere bene nei sondaggi e a quel punto andare al voto per avere un forte mandato elettorale.
Allargarsi all'UDC? Se proprio dovesse essere necessario. Ma non sarebbe più il centrosinistra. Sarebeb altro. Uno schifo. Ha davvero senso farlo? Ha senso tradire così i nostri elettori?
Governo tecnico di larghe intese per le riforme. Sono contrario. Non sarebbe nulla di riformista e di sinistra: sarebbe il governo dei poteri forti, delle corporazioni e di confindustria. Lo facciano se vogliono, ma credo che i DS se ne dovrebbero sfilare. Altrimenti nessuno li voterebbe più, perché non sarebbero più una forza di sinistra.
Vedremo...
Io comunque son triste e depresso :-(

mercoledì 21 febbraio 2007

Bastardi!!!!

Ecco. Alla fine ci sono riusciti. Grazie ai voti contrari (tecnicamente astensioni, ma al Senato è lo stesso) dei senatori Fernando Rossi (PdCi), in alto, e Franco Turigliatto (Rifondazione), sotto, han fatto andare in minoranza il centrosinistra al Senato.
In serata Prodi, dopo un vertice di maggioranza, si è recato dal presidente Napolitano, a cui ha rassegnato le dimissioni.
E ora che si fa?
Intanto, pe sfogarvi:
SPUTATE IN FACCIA A QUESTI DUE SENATORI SE LI TROVATE PER STRADA!!!
Chi ha votato il centrosinista ve ne sarà grato!
Io non so... son così triste. Depresso. Sfiduciato. Quei due coglioni non si rendono conto di cosa hanno fatto. Ho parlato con coetanei che votano Rifondazione: pure loro son basiti. Come pensano quei due str
onzi che ora andremo avanti? Se si va a elezioni anticipate la sinistra prende due voti in tutto, ormai la sua credibilità è zero. Un governo tecnico non sarà certo di sinistra.
Domani alle 10.30 inizieranno le consultazioni del Presidente Napolitano con le parti politiche.
Io sono triste.


SG: ricomincia l'avventura!

Stasera ho inviato le email per convocare la direzione regionale di sabato, in qualità di componente della commissione di garanzia regionale. Si tratta della prima riunione della nuova direzione eletta al congresso dello scorso 10 febbraio. Per dirla brevemente: la SG ricomincia l'avventura. Un'avventura che spero porti buoni risultati.
Le premesse potrebbero esserci. C'è stata un'analisi delle debolezze, diverse buone proposte per superarle. In generale uno spirito mirante a migliorare nettamente la "qualità" dell'attività della SG a tutti i livelli, al di là del fatto che vi siano anche stati degli screzi. Credo però che alla fine, soprattutto nell'attività dell'esecutivo, prevarrà l'obiettivo di lavorare, lavorare, lavorare. E se si lavora davvero non c'è tempo per perdersi in inutili diatribe.
Se l'esecutivo regionale lavorerà bene gli effetti positivi si noteranno soprattutto per le Federazioni che per le piccole dimensioni hanno più difficoltà ad agire in autonomia no raggiungendo la necessaria "massa critica". E questo lo dico ben sapendo le difficoltà che ci sono in queste circostanze, visto che la Federazione di Gorizia è da annoverarsi nella categoria "federazioni microscopiche" :-(
Bè, piangersi addosso non serve a molto, comunque. Anche a Gorizia ci sono delle prospettive. Innanzitutto inizia a farsi strada nel partito l'idea che ci sia un "movimento giovanile" vivo e vegeto. Prima credo che questa idea fosse presente solo o quasi a Monfalcone dove la SG era attiva da diversi anni. Adesso direi che almeno a Gorizia e Cormòns si è sparsa la voce.
Il legame con il partito è buono. Bè il merito va dato certamente a Bolzan che ha mostrato di credere in noi e ci ha dato praticamente "carta bianca". Ce ne fossero 1000 come lui!!! :-)
E molta parte di merito va data anche alla nostra neo-segretaria provinciale, la brava Giorgia Polli, che sarà fondamentale nel raccordo SG-DS. Soprattutto perché dobbiamo diventare il luogo privilegiato di formazione politica dei giovani diessini.
Se dovessi fare un elenco delle sfide che attendono la SG della provincia di Gorizia, direi che in primo luogo c'è il radicamento, ovvero crescere di numeri. Sembra banale ma senza risorse umane si fa poco, al di là del fatto che si abbia tanta voglia e tante idee. Poi sul fronte radicamento ci son 3 grossi problemi in generale: la non-presenza al di fuori di Gorizia/Cormòns e di Monfalcone; il fatto che a Monfalcone servono nuove leve per affiancare i compagni che essendo molto impegnati con i DS stanno per avere un esaurimento nervoso (e dovremmo far loro un monumento per il fatto che riescano comunque ad aver tempo per la SG!!! bravi!), e infine il fatto che nella sezione di Gorizia... non ci sia nessuno di Gorizia, essendo tutti di Cormòns o studenti universitari, tranne il nuovo acquisto David (che ancora non lo sa ma gli darò tanto tanto lavoro da fare).
L'altra sfida è la quantità: aumentare la quantità delle iniziative che siamo in grado di mettere in piedi. Comporterà sicuramente parecchio lavoro.
E infine credo che ci sia da affermarsi come il luogo deputato alla formazione della nuova classe dirigente di sinistra, vedendosi quindi riconosciuto un ruolo importante da parte dei DS. Su questo credo ci siano buone prospettive vista l'apertura da parte dei DS: spetterà a noi saper raccogliere e vincere la sfida.
Insomma... ci aspetta un anno di duro lavoro!!!

lunedì 19 febbraio 2007

Colossus: ma c'è davvero bisogno di un Impero?

Come vi avevo preannunciato, sto leggendo Colossus, di Niall Ferguson. Per una recensione del libro potete andare QUI.
L'autore è uno storico, e il libro è nel complesso un volume che merita di esser letto. Tuttavia diverse cose mi lasciano assai perplesse.
La tesi centrale del libro (a meno di sorprese a metà volume LOL ...devo ancora finirlo!) è che il mondo abbia bisogno di un Impero. E che il candidato ideale a questa "funzione" siano gli Stati Uniti, perché se Impero dev'essere che almeno sia un Impero Liberale.
Che gli Stati Uniti, volendo, potrebbero provare ad essere un Impero LIberale è fuor di dubbio. Che lo vogliano è invece assai dubbio. Cioè: non è dubbio che le loro élites vogliano essere un Impero, a esser dubbio è che vogliano essere un Impero Liberale. Questo dubbio non mi nasce da un pregiudizio antiamericano, ma dalle ragioni per cui quelle stesse élites sono favorevoli ad una politica imperiale.

Ricominciamo dunque dall'inizio per non perderci. Perché una potenza dovrebbe voler diventare un Impero? Perché cioè dovrebbe voler realizzare un dominio, diretto o indiretto, su parte notevole del mondo conosciuto controllando anche altri popoli e culture? Bè, la storia ci insegna che ciò è avvenuto per:
a) conquistare delle risorse;
b) eliminare delle minacce allontando le frontiere dal nucleo del potere originario;
c) accrescere la ricchezza dell'oligarchia dominante, che in una diversa formulazione può voler dire per trovare mercati di sbocco per le merci della madrepatria.
Per conquistare risorse (stagno in particolare) i Romani invasero la Britannia, gli Spagnoli il Perù degli Inca. Per eliminare minacce i Romani invasero la Gallia, i Cinesi conquistarono il Xiniang. Anche il controllo dell'URSS sui suoi stati satelliti del Patto di Varsavia serviva ad allontanare dalle proprie frontiere la minaccia al proprio territorio. Per accrescere le ricchezze di un'oligarchia Venezia conquistò possedimenti nel Mediterraneo orientale, la Russia si espanse in Siberia e gli Stati Uniti verso il West, la Gran Bretagna in India. Anche quando sembra che motivazioni religiose siano determinanti, come per gli Arabi nel VII-VIII secolo e i Crociati nel XI-XII, in realtà è la possibilità di conquistare terre a muovere orde di guerrieri.

Detto questo, quali motivazioni spingono oggi gli Stati Uniti ad un ruolo imperiale? Fondamentalmente il controllo delle risorse. Il controllo dei giacimenti del petrolio rende necessario il controllo del Medio Oriente, e di regioni dell'Africa (Nigeria), dell'Asia (Caspio, Georgia) e dell'America (Venezuela). La necessità di debellare la minaccia terroristica non è tale da suggerire ambizioni imperiali, perché trattandosi di una minaccia impalpabile, diciamo sociologica, il controllo del territorio non assicura la distruzione della minaccia (vedi il caso dell'Arabia Saudita, alleato USA da cui provengono molti terroristi tra cui lo stesso Bin Laden).
Se l'obiettivo è controllare le risorse energetiche, quale spazio trovano i principi liberali? Molto poco: la stessa libertà democratica di quei paesi sarà in secondo piano rispetto alla fedeltà alla Grande potenza. E questo nonostante gli Statunitensi siano davvero intimamente convinti, in buona fede, di essere l'Impero del Bene, anche a causa della loro impossibilità ad accedere ad informazioni obiettive sulle politiche e la condotta del loro governo che, come è noto, vive in una situazione di "democrazia controllata"... dalle lobby.

Ma a parte questo... siamo sicuri che un Impero sia opportuno? Ferguson parte dall'assunto che un Impero sia in grado di assicurare la stabilità necessaria al mondo per realizzare un tranquillo sviluppo della società e una pacifica crescita del benessere. Un obiettivo a cui tutti ambiamo. Ferguson ritiene che il modello del XIX secolo di un mondo dominato da un Impero relativamente liberale come la Gran Bretagna dimostri la stabilità portata da un Egemone globale. In realtà però, la Gran Bretagna era un egemone per modo di dire. Le veniva implicitamente assegnata dalle potenze europee l'esclusiva della gestione degli affari "oltremare", soprattutto perché in genere ciò andava anche incontro agli interessi delle potenze continentali (recupero dei crediti europei, difesa dei missionari cristiani, imposizione dell'apertura dei mercati alle merci europee). Sfidare la potenza britannica era costoso. Ma la Gran Bretagna, di fronte a questa esclusiva, ricambiava evitando di impicciarsi nella faccende europee, che era altrettanto costoso (esercito). Non era dunque un Egemone globale. In Europa altre potenze erano pronte a sfidarla (Germania, Francia), e all'epoca l'Europa era il mondo, nel senso che le uniche potenze mondiali erano quei 3 paesi europei.
Quindi l'epoca "modello" considerata da Ferguson si caratterizzava in realtà da un implicita spartizione di ruoli tra potenze. La Francia e la GB erano alleate contro un eventuale egemonia tedesca. E idem tra GB e Germania se era la Francia ad ambire a dominare sia la sfera continentale che quella marittima. Quello Ottocentesco era un sistema multipolare stabile. A differenza di quello Settecentesco che era stato instabile perché non vi era un accordo di "spartizione di ruoli" e soprattutto perché vi erano troppe potenze che ambivano al rango di egemone, e un forte dinamismo tra di esse (potenze in declino e potenze in ascesa).

Oggi, al contrario, ci troviamo (ci troveremo?) in una situazione di sistema unipolare. Una sola grande immensa potenza. Una situazione non ideale per le medie potenze, poiché tale Superpotenza agisce normalmente in maniera unilaterale. L'approccio multilaterale viene scelto o per ridurre i costi dell'intervento o perché la questione è scarsamente rilevante. Ma nessuno è in grado di costringere la Superpotenza a tornare sui suoi passi.
Ma se anche questa Superpotenza si comportasse sempre bene (ma affidarsi alle buone intenzioni del genere umano non è una buona abitudine!), dovremmo chiederci: è in grado da sola di "governare" il mondo?
Nel caso degli Stati Uniti, la risposta è: NO.
Purtroppo. Purtroppo perché toccherà trovare qualcuno che le dia una mano.
Nei fatti, gli Stati Uniti si trovano in situazione di overstretching. Stanno rapidamente raggiungendo il limite oltre il quale i costi dell'Impero saranno eccessivi. In realtà, il problema fondamentale è che l'Impero americano non si paga da sè, come quello Romano, quello Spagnolo di Carlo V o quello Britannico. Si paga con tasse e titoli di stato. Titoli di Stato che oggi sono in gran parte in mano cinese e asiatica in generale. Ovvero la capacità di spesa (militare) della Superpotenza/Egemone è controllata dalle potenziali minacce alla supremazia dell'Egemone. Mi pare evidente che non è una situazione in cui si possa dire che l'Impero è particolarmente forte. Una "ribellione" (cinese?) alla periferia dell'Impero lo metterebbe nell'impossibilità di sedare la rivolta. E l'Impero si sgretolerebbe, perché è chiaro che un Impero si basa fortemente sulla supposizione dei "sudditi"/satelliti dell'invulnerabilità e potenza dell'Impero.
Insomma, Imperi Aggiunti cercasi disperatamente...

sabato 17 febbraio 2007

Roma, Vicenza, Kabul: il triangolo difficile

Oggi si manifesta a Vicenza contro l'ampliamento della base USA di Vicenza.
Poiché questa vicenda si è intrecciata (e si intreccerà) con quella del rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, qualche riflessione è d'obbligo. Il centrodestra afferma che il centrosinistra non ha una maggioranza in politica estera: in realtà il problema è che il centrosinistra ha due diverse politiche estere, spesso confliggenti fra loro. E, per inciso, è assai dubbio che in politica estera le scelte vadano prese a maggioranza, tenuta in conto la rilevanza nazionale delle decisioni prese.


Comunque sia, parte del centrosinistra sostiene che si debba vietare l'ampliamento della base USA. Il motivo è alquanto oscuro. Un generico schierarsi dalla parte delle preoccupazioni dei cittadini di Vicenza è da escludersi, poiché non mobiliterebbe migliaia di persone da tutta Italia. E, per inciso, ritengo che le uniche preoccupazioni legittime siano proprio quelle dei vicentini, in termini di impatto ambientale e urbanistico sulla città.
Per quale motivo dunque molti stanno sfilando a Vicenza? Motivi puramente ideologici sembrano, a mio avviso, preponderanti: il pensiero politico della moderna sinistra radicale, che non definisco comunista perché è ormai cosa diversa da questo, vede negli Stati Uniti una specie di Leviatano che con la forza delle armi vuole dominare il mondo. A questo motivo, non dobbiamo dimenticare di aggiungere una genuina vocazione di molti militanti pacifisti, e di altri che invece sostenglono le ragioni della sovranità nazionale.

In realtà, però, va detto chiaramente, sulla questione di Vicenza e su quella del'Afghanistan si scontrano due visioni molto diverse su quella che dev'essere la politica estera del nostro Paese, e dell'Europa più in generale. La posizione dell'attuale centrodestra, in rotta con la tradizione euroatlantica della Prima repubblica, è stata di abdicare al compito di avere una politica estera delegando tale funzione agli Stati Uniti, e nei fatti trasformando l'Italia per un quinquennio in un paese non sovrano nella sfera delle relazioni internazionali. Oggi, per euroscetticismo, o per miopia, si persevera in tale posizione. Nel centrosinistra, invece, prevalgono due posizioni. Le due certamente si distinguono per il grado di pragmatismo, ma non solo.
Potremmo dire che la Sinistra Radicale è portatrice di una visione utopica, sostenitrice di una politica che agisca sempre con l'obiettivo di promuovere la pace, rifiutare l'uso delle armi, anche unilateralmente, promuova i diritti umani e l'armonico sviluppo delle relazioni economiche tra Nord e Sud del Mondo. Questo è quanto viene detto da chi quella politica promuove.
Ma non è così. Più giusto è definirla una politica dell' Utopia Irresponsabile. Rifiutando in ogni caso l'uso della forza, anche di fronte a minacce visibili e concrete, si rifiuta difatto anche i doveri verso l'ordinamento delle Nazioni Unite, che nella loro Carta prevedono il ricorso all'azione militare dei paesi membri contro quel paese terzo che violasse la pace mondiale. Ciò che i suoi fautori vedono come la massima espressione dell'aspirazione ad una politica libera dalla guerra si traduce in un isolazionismo ipocrita in cui diventa impossibile garantire la pace mondiale, se non con anatemi e condanne verbali che, la realtà ce lo dimostra, sono inutili. Sono bastate forse le condanne verbali a fermare le guerre civili in Burundi, Libera, Sierra Leone? Non sprofonderebbe forse nel caos l'Afghanistan senza forze militari che proteggessero l'attuale governo democraticamente eletto (e non imposto da governatori stranieri)?

Qual è l'alternativa? Esiste un'alternativa in cui sia possibile coniugare degli alti valori con il pragmatismo che permetta anche di fare qualcosa a parte salvare la propria coscienza e far salotto?
Io credo di sì. E basta attenersi a pochi principi.
  1. La pace mondiale, l'armonica sviluppo delle relazioni tra gli stati, il benessere della popolazione mondiale, il riequilibrio delle relazioni tra Nord e Sud del mondo devono essere i nostri obiettivi.
  2. Purtroppo, la forza è ancora oggi lo strumento cardine delle relazioni tra stati. Sia essa forza militare o economica. Le parole non sono sufficienti. La volontà di garantire la pace deve accompagnarsi dalla minaccia implicita che si è pronti ad usare la forza contro chiunque voglia violare la pace. Nelle relazioni tra gli stati che rifiutano invece l'uso della forza, la diplomazia, gli arbitrati internazionali e le mediazioni sono invece i normali e pacifici strumenti di sviluppo delle relazioni tra stati.
  3. Il multilateralismo è maggiore garanzia di pace rispetto all'unilateralismo, poiché se non altro una sola Iperpotenza, anche se mossa da buoni propositi, può sempre cadere nella tentazione di abusare del proprio potere.

Con queste premesse, la politica estera italiana è già fatta, ed è quella sostenuta dalla parte riformista del Centrosinistra. Si tratta cioè di privilegiare i momenti multilaterali rispetto a quelli bilaterali, di non risparmiare le critiche alle azioni unilaterali con lo scopo di influenzare in maniera positiva l'Iperpotenza ovviando alla mancanza di decisioni multilaterali. Si tratta di assumersi la propria fetta di responsabilità nel mantenimento della pace globale. E poiché, come detto, serve essere in grado di minacciare i "cattivi", e poiché il disarmo funziona solo se tutti si disarmano (perché il disarmo unilaterale è praticamente un suicidio), bisogna trarne la logica conseguenza di dover disporre di forze armate adeguate. Soprattutto perché i paesi ricchi sono gli unici ad averne la possibilità finanziaria. E per l'Italia, nel concreto, si tratta di aumentare le spese militari, oggi ridicolmente basse. E per creare le premesse del multilateralismo, non serve lamentarsi dell'egemonia USA: non è colpa loro se sono più ricchi e determinati degli altri. Semmai il nostro obiettivo dev'essere quello di dare una dimensione politica all'Europa nello scenario delle relazioni internazionali. Creare quindi un contraltare agli Stati Uniti, instaurando un rapporto di alleanza dialettica.

Con quanto detto, è facile rispondere subito anche sulla questione della base di Vicenza. Premesso che la base in sè non si capisce che male faccia e anzi porta posti di lavoro (semmai andiamo a valutarne l'impatto urbanistico e ambientale, quello sì), bisogna fare una semplice considerazione. A cosa servono le basi USA? Possiamo farne a meno?
Ebbene le basi americane ovviano alla mancanza di assunzione di responsabilità da parte europea. Svolgono quella funzione di deterrente globale che noi ci rifiutiamo di svolgere. Se la Russia invadesse la Georgia (fatto non così improbabile) chi farebbe qualcosa? Non l'Europa, solo gli USA sarebbero in grado di imporre alla Russia un agire più pacifico. E non serve lamentarsi se poi gli Stati Uniti usano quelle stesse basi anche in appoggio a operazioni militari che non condividiamo o che hanno obiettivi meno nobili: il pacchetto è unico, o tutto o niente. E se non vogliamo dover accettare tutto dobbiamo poterne fare a meno. E quindi avere NOI delle forze armate decenti.

E non perché ci piaccia far la guerra. Ma perché è nostro dovere saper difendere la pace, anche con la forza se necessario.

Aggiornamento blog

Stasera qualche piccola modifica al blog. Aggiunti alcuni banner, tra cui quello di Human Right Watch, e spostati in basso quelli dei DS. Aggiunta inoltra una sezione con dei libri consigliati. Pian piano vi inserirò le nuove letture.
Tra l'altro oggi ho iniziato a leggere COLOSSUS di Niall Ferguson e prossimamente ve ne parlerò.
Buona notte a tutti!

venerdì 16 febbraio 2007

La bozza del ddl sui DI.CO.

Poiché sui DI.CO si dicono (ehm appunto) tante falsità, ho pensato bene di metter qui la bozza del ddl. Prima dei probabili stravolgimenti che vi apporterà il parlamento (ma in Italia il Parlamento riesce solo a peggiorare le leggi, mai una volta che le migliora... uff).
Diritti e doveri
delle persone stabilmente conviventi
(DICO)
(Bozza del provvedimento)

Art. 1
(Ambito e modalità di applicazione)

1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il secondo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge.
2. La convivenza di cui al comma 1 è provata dalle risultanze anagrafiche in conformità agli articoli 4, 13, comma 1 lettera b), 21 e 33 del decreto del Presidente della repubblica 30 maggio 1989, n. 223, secondo le modalità stabilite nel medesimo decreto per l'iscrizione, il mutamento o la cancellazione. E' fatta salva la prova contraria sulla sussistenza degli elementi di cui al comma 1 e delle cause di esclusione di cui all'articolo 2. chiunque ne abbia interesse può fornire la prova che la convivenza è iniziata successivamente o è terminata in data diversa rispetto alle risultanze anagrafiche.
3. relativamente alla convivenza di cui al comma 1, qualora la dichiarazione all'ufficio anagrafe di cui all'articolo 13 comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della repubblica 30 maggio 1989, n. 223, non sia resa contestualmente da entrambi i conviventi, il convivente che l'ha resa ha l'onere di darne comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all'altro convivente; la mancata comunicazione preclude la possibilità di utilizzare le risultanze anagrafiche a fini probatori ai sensi della presente legge.
4. L'esercizio dei diritti e delle facoltà previsti dalla presente legge presuppone l'attualità della convivenza.
5. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche all'anagrafe degli italiani residenti all'estero.
6. Ai fini della presente legge i soggetti di cui al comma 1 sono definiti "conviventi".

Art.2
(Esclusioni)

1. Le disposizioni della presente legge non si applicano alle persone:
a) delle quali l'una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra o sulla persona con la quale l'altra conviveva ai sensi dell'art. 1, comma 1, ovvero sulla base di analoga disciplina prevista da altri ordinamenti;
b) delle quali l'una sia stata rinviata a giudizio, ovvero sottoposta a misura cautelare, per i reati di cui alla lettera a);
c) legate da rapporti contrattuali, anche lavoratori, che comportino necessariamente l'abitare in comune.

Art. 3
(Sanzioni)

1. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque, al fine di beneficiare delle disposizioni della presente legge, chiede l'iscrizione anagrafica in assenza di coabitazione ovvero dichiara falsamente di essere convivente ai sensi della presente legge, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 3000 a euro 10000.
2. La falsa dichiarazione di cui al comma 1 produce la nullità degli atti conseguiti; i pagamenti eseguiti sono ripetibili ai sensi dell'articolo 2033 del codice civile.

Art. 4
(Assistenza per malattia o ricovero)

1. Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private disciplinano le modalità di esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell'altro convivente.

Art. 5
(Decisioni in materia di salute e per il caso di morte)

1. Ciascun convivente può designare l'altro quale suo rappresentante:
a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e di volere, al fine di concorrere alle decisioni in materia di salute, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti:
b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti.
2. La designazione è effettuata mediante atto scritto e autografo; in caso di impossibilità a redigerlo, viene formato un processo verbale alla presenza di tre testimoni, che lo sottoscrivono.

Art. 6
(Permesso di soggiorno)

1. allo straniero o all'apolide convivente con un cittadino italiano si applicano ai fini della concessione del permesso di soggiorno, le medesime regole previste per lo straniero o l'apolide convivente con un cittadino comunitario ai sensi dell'ordinamento del cittadino medesimo (in fase di rielaborazione).
2. Ai fini dell'applicazione della presente legge, rileva e può essere oggetto di prova esclusivamente la presenza del cittadino straniero o apolide sul territorio nazionale conforme alla normativa interna in materia di soggiorno.

Art. 7
(Assegnazione di alloggi di edilizia pubblica)

1. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano tengono conto della convivenza di cui all'articolo 1 ai fini dell'assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.

Art. 8
(Successione nel contratto di locazione)

1. In caso di morte di uno dei conviventi che sia conduttore nel contratto di locazione della comune abitazione, l'altro convivente può succedergli nel contratto, purché la convivenza perduri da almeno tre anni ovvero vi siano figli comuni.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche nel caso di cessazione della convivenza nei confronti del convivente che intenda subentrare nel rapporto di locazione.

Art. 9
(Agevolazioni e tutela in materie di lavoro)

1. La legge e i contratti collettivi disciplinano i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati al fine di agevolare il mantenimento della comune residenza, prevedendo tra i requisiti per l'accesso al beneficio una durata almeno triennale della convivenza.
2. Il convivente che abbia prestato attività lavorativa continuativa nell'impresa di cui sia titolare l'altro convivente può chiedere, salvo che l'attività medesima si basi su di un diverso rapporto, il riconoscimento della partecipazione agli utili dell'impresa, in proporzione dell'apporto finito.

Art. 10
(Trattamenti previdenziali e pensionistici)

1. In sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica, la legge disciplina i trattamenti da attribuire al convivente, stabilendo un requisito di durata minima della convivenza, commisurando le prestazioni alla durata della medesima e tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali del convivente superstite.

Art. 11
(Diritti successori)

1. Trascorsi nove anni dall'inizio della convivenza, il convivente concorre alla successione legittima dell'altro convivente, secondo le disposizioni dei commi 2 e 3.
2. Il convivente ha diritto a un terzo dell'eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se concorrono due o piu' figli. In caso di concorso con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se unilaterali, ovvero con gli uni e con gli altri, al convivente è devoluta la metà dell'eredità.
3. In mancanza di figli, di ascendenti, di fratelli o sorelle, al convivente si devolvono i due terzi dell'eredità, e in assenza di altri parenti entro il terzo grado in linea collaterale, l'intera eredità.
4. Quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti, per testamento o per legge, all'altro convivente, l'aliquota sul valore complessivo netto dei beni prevista dall'articolo 2, comma 48, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è stabilita nella misura del cinque per cento sul valore complessivo netto eccedente i 100.000 euro.

Art. 12
(Obbligo alimentare)

1. Nell'ipotesi in cui uno dei conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l'altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purché perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza. L'obbligo di prestare gli alimenti cessa qualora l'avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza ai sensi dell'art. 1.

Art. 13
(disposizioni transitorie e finali)

1. I conviventi sono titolari dei diritti e degli obblighi previsti da altre disposizioni vigenti per le situazioni di convivenza, salvi in ogni caso i presupposti e le modalità dalle stesse previste.
2. Entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, può essere fornita la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella delle certificazioni di cui all'articolo 1, comma 2. La disposizione di cui al presente comma non ha effetti relativamente ai diritti di cui all'articolo 10 della presente legge.
3. Il termine di cui al comma 2 viene computato escludendo i periodi in cui per uno o per entrambi i conviventi sussistevano i legami di cui all'articolo 1, comma 1, e le cause di esclusione di cui all'articolo 2.
4. In caso di scioglimento o di cessazione degli effetti civili nel matrimonio può essere fornita, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, da parte di ciascuno dei conviventi o, in caso di morte intervenuta di un convivente, da parte del superstite, la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella della iscrizione di cui all'articolo 1, comma 2, comunque successiva al triennio di separazione calcolato a far tempo dall'avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale.
5. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalle disposizioni vigenti a favore dell'ex coniuge cessano quando questi risulti convivente ai sensi della presente legge.
6. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalla presente legge cessano qualora uno dei conviventi contragga matrimonio.

Art. 14
(Copertura finanziaria)

1. All'onere derivante dall'articolo 11, pari ad euro 4 milioni e 600 mila per l'anno 2008 ed euro 5 milioni a decorrere dall'anno 2009 si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, iscritta all'U.P.B. dello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze per l'anno 2007. Il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

giovedì 15 febbraio 2007

Premiare l'anzianità anziché il merito. E la nave indietro va...

Si dice spesso che la classe politica italiana è molto più anziana della media europea. Si darebbe però per scontato che invece nel settore privato vi siano dinamiche meritocratiche più affini a quelle che vediamo nel resto d'Europa. Davvero è così?

L'articolo che ho trovato qui, sul sito lavoce.info (vera miniera di informazione puntuale ed aggiornata).
Se l'argomento vi interessa, vi consiglio di dare una rapida letta al breve intervento. Il punto centrale della tesi degli autori è comunque questa:
Quale motivo può indurre una selezione dei dirigenti che premia l’anzianità (anagrafica e di servizio) a scapito dell’efficienza? Secondo la letteratura aziendale, l’affermazione di un manager non dipende solo dalle sue capacità operative, ma anche da quelle relazionali e dal fatto di appartenere a un network. Questa ipotesi aiuta a interpretare il fenomeno dell’invecchiamento in Italia. [...] La rete si costruisce principalmente col tempo, e i giovani sono quindi meno "connessi" degli anziani.
Come vedete, quindi, anche qui si tratta di colpire i corporativismi (di relazione, in questa cosa) per dar spazio ai giovani, a nuove idee, al futuro.

Un socialismo non più rievocativo. Il PD secondo Reichlin

Ho trovato su L'Unità online, qui, un interessante articolo di Alfredo Reichlin sulla sua visione di Partito democratico. Ve ne riporto solo alcuni stralci, e, anche per ovvie ragioni di copyright, vi rimando al quotidiano per il testo completo.

La sinistra italiana non è una categoria dello spirito. Ha fatto storia in quanto attore principale di un'aspra lotta per la democrazia contro una classe dirigente particolarmente meschina che per difendere la “roba” è scesa a patti con tutti: il fascismo, i clericali, lo straniero, Berlusconi. E tutto questo ha chiamato “mercato”, “liberismo”. La sinistra è stata la protagonista del conflitto tra le classi, cruciale allora, nell’epoca dell’industrialismo.
[...]
quando oggi si dice sinistra bisogna pensare a un campo di forze che certo fa perno ma va anche oltre le vecchie forze socialdemocratiche europee. Da questo dipende la scommessa del partito democratico. Essenzialmente dalla capacità di puntare sulle grandi ragioni che possono unire in Italia e nel mondo le forze del progresso. Perché lì, in quelle grandi ragioni stanno le forze vere e vive da rimettere in moto. L’incontro si fa a questa altezza.
[...]
I conflitti di classe restano, ma, al di là di essi, altri si presentano. E riguardano il controllo delle conoscenze, l’inclusione o l’esclusione dai luoghi del sapere, i diritti di cittadinanza, il ruolo delle donne, la capacità della politica di far valere l’interesse generale. Che riguardano quindi la libertà dell’uomo moderno, quella fondamentale libertà che consiste nell’essere padrone del proprio destino.
[...]
nell’incertezza delle previsioni, l’unica certezza diventa la nostra capacità di avere un progetto forte, di futuro, di valori positivi capaci di garantire una convivenza umana.

martedì 13 febbraio 2007

15 arresti tra le BR

Avrete sentito anche voi la notizia del giorno. Una grande operazione antiterrorismo compiuta dalla Digos e coordinata dalla pm Boccassino della Procura di Milano ha portato all'arresto di 15 presunti brigatisti. Si trattava di appartententi ad un gruppo di estrema sinistra, "Seconda Posizione", che avevano già in programma attentati nel nord Italia. Tra gli obiettivi c'era il giuslavorista Pietro Ichino, che da 5 anni vive sotto scorta. Tra gli arrestati e i ricercati anche diversi sindacalisti CGIL.
Da quanto letto sulla stampa, pare che il gruppo terrorista in questione abbia avviato già da anni una strategia di penetrazione nel sindacalismo di estrema sinistra e nei gruppi antagonisti e no global. Direi che qualche riflessioni va fatta.
La CGIL attraversa da diversi anni una grave crisi interna. Chi ha seguito negli ultimi mesi le vicende del più grande sindacato italiano (ma la CISL recupera posizioni...), avrà visto come vi sia un grave scontro tra l'anima "riformista" e quella "oltranzista". Quest'ultima è icnarnata soprattutto dalla FIOM, che è arrivata al punto della quasi-scissione lo scorso autunno. In questo contesto, è evidente che parte della CGIL è terreno fertile di infiltrazione e arruolamento per gruppi antagonisti-rivoluzionari. Il gruppo dirigente della CGIL dovrà ora fare un po' di pulizia, per evitare che il problema diventi ancora più grave.
Allo steso tempo, anche i gruppi di estrema sinistra devono decidere, una volta per tutte, da che parte stanno. Dalla parte della legalità, o da quella dell'illegalità. Nella legalità ci sta anche òla contestaizone politica, la manifestazione del dissenso. Ma non il teppismo (a cui hanno troppe volte ceduto) né tantomeno il terrorismo.
Detto questo, dobbiamo tutti riflettere su un dato di fatto. Se esiste un terrorismo di sinistra è perché evidentemente la sinistra "democratica" non dà risposte sufficienti al Paese. La Sinistra è capace di dare un disegno politico grande, ambizioso, al suo elettorato?
Direi di no. Direi che oggi abbiamo una sinistra "conservatrice", ancorata a visioni politiche del passato: Rifondazione ecc..., ed una "incerta" che si dice "riformista" ma che ancora non sa bene che cosa deve fare... e quindi si limita all'amministrazione del Paese secondo un disegno riformista.
Ovviamente questo riformismo è in grado di fare un gran bene al Paese: risanare i conti pubblici, migliorare la macchina della P.A., recuperare competitività al sistema-paese, difendere i diritti dei cittadini, ridurre le distorsioni del mercato del lavoro. Ma questo è un programma... non un "disegno per il futuro". Non un miraggio. E i cittadini, soprattutto a sinistra, hanno bisogno anche di sogni, di miraggi. Perché a destra il miraggio c'è già: arricchirsi. Noi quale miraggio diamo? Pagare le tasse?
Eppure ci sarebbero molte questioni da affrontare. Spostare il welfare state dalla protezione del lavoratore alla protezione del cittadino in quanto tale. Tutelare le minoranze discriminate. Puntare su sviluppo sostenibile e innovazione. Ma esiste una cultura politica capace di farlo???
Secondo me sì, ma è la cultura di chi oggi ha meno di 40 anni. A quando il ricambio generazionale?

lunedì 12 febbraio 2007

Chiesa fuori dal mondo...

Dopo si lamentano che divento anticlericale... ma fanno di tutto per farmelo diventare, insomma!

Vabbè. Dopo l'approvazione in consiglio dei ministri del ddl sulle unioni di fatto, che dovrebbe istituire i DI.CO. (acronimo per Diritti dei Conviventi), la Chiesa non ha perso tempo. E ora passa le giornate inveendo contro la demolizione della famiglia tradizionale, il sacrilegio e altre simpatiche amenità.
Giusto due premesse: un èpartito laico come i DS rappresentano, secondo un recente sondaggio svolto dall'SWG, circa il 20% dell'elettorato cattolico, più della Margherita per intenderci. Il che dimostra, come io ho sempre creduto, che il vero cattolico, a cui stanno a cuore gli ideali cattolici, non solo le regole canoniche, è più vicino al centrosinistra che alla destra o al centro.
Seconda premessa: i sondaggi ci dicono da tempo che anche tra i cattolici c'è un consenso consistente verso la regolarizzazione delle unioni di fatto.

In ogni caso non se ne può più. La legge non costringerà i cattolici a non sposarsi. Permetterà a chi già oggi sceglie di non sposarsi (500mila coppie in Italia!!!) di godere di un ombrello giuridico. Tutti ci ricordiamo di come la vedova di Calipari no potè assistere alle esequie pubbliche perché non era sposata. All'epoca ttuti gridammo allo scandalo. Siamo ora persone abbastanza serie da appoggiare una legge che riparerebbe un simile scandalo? un simile affronto al comune buon senso???
Spero che, almeno una volta, il Parlamento faccia il suo dovere: che è quello di rappresentare i cittadini, non i "gruppi di pressione"... e la Chiesa "gerarchica", posto che ormai nessuno o quasi va più a messa, altro non è che un gruppo di pressione.

Buona giornata (laica) a tutti quanti!

domenica 11 febbraio 2007

Mio intervento al congresso regionale

Ciao a tutti. Ieri si è dunque tenuto il congresso regionale della Sinistra Giovanile del Friuli-Venezia Giulia. In un successivo post, a mentre fredda, commenterò il congresso, che comunque ha offerto una serie di spunti molto interessanti.

Intanto, vi presento il testo del mio intervento al congresso:

Care compagne, cari compagni,
come tutti sapete nei giorni scorsi le unioni di fatto hanno praticamente monopolizzato il dibattito politico italiano. Il governo ha approvato un disegno di legge che costituisce la risposta concreta ad un’esigenza fortemente sentita dalla società italiana. Purtroppo l’aspetto ideologico, aprioristico, con cui il dibattito si è sviluppato, non ha permesso l’emergere delle ragioni di fondo di tale provvedimento. Sarebbe altrimenti emersa con forza l’anomalia italiana rispetto al resto dell’Europa, dove leggi simili sono in vigore spesso da molti anni. E a meno di ritenere che la società italiana fosse essa stessa anomala, che costituisse un caso unico per cui in essa non si manifesterebbe quella stessa esigenza, risulta evidente che anche in Italia non poteva mancare una legge che regolasse le unioni di fatto, a meno che la politica, chiudendo gli occhi alla realtà, decidesse di venir meno al proprio dovere di servire il cittadino.
Non solo: l’impostazione ideologica del dibattito ha certamente messo in difficoltà i Democratici di Sinistra, che da sempre hanno affrontato la questione con serenità, razionalità, consci che si trattava di rispondere ad una richiesta che veniva dal basso più che a un principio ideologico. Forse questa razionalità, in un momento in cui il dibattito era particolarmente acceso, ha fatto apparire il partito come debolmente o solo parzialmente impegnato su questo tema. E certamente i vertici nazionali dei DS in determinati momenti non hanno compreso come servisse, anche per non perdere fette di elettorato, alzare la voce sui temi civili.
Oggi comunque, a quanto pare, siamo sulla buona strada per raggiungere un risultato storico per il nostro paese. Piuttosto che minacciare o distruggere la famiglia, saremo invece in grado di ampliare la sfera dei diritti. “Ampliare i diritti”: è questo, in sostanza, che significa “laicità”. E di fronte a chi solleva obiezioni di carattere morale sulla base di propri convincimenti religiosi, dovremmo rispondere che lo Stato laico è lo stato che garantisce a tutti, indipendentemente dal proprio essere o non essere credente di questa o quell’altra religione, il più ampio grado di riconoscimento di diritti e libertà.
Andando oltre il tema delle unioni di fatto, vorrei spendere alcune parole a sostegno di due ordini del giorno che in qualità di primo firmatario ho presentato alla discussione congressuale. Mi riferisco all’ordine del giorno di carattere nazionale intitolato “Una nuova stagione di diritti. Portiamo l’Italia in Europa”, e a quello di carattere regionale intitolato “Per l’impegno della Sinistra Giovanile regionale contro le discriminazioni e per una campagna antiomofobia”.
L’impegno della sinistra riformista sul fronte dei diritti civili non può infatti ridursi alla battaglia sulle unioni di fatto. Ora che un risultato di tale importanza è a portata di mano, dobbiamo porci nuovi traguardi. L’obiettivo prioritario, insito al DNA dei valori della Sinistra, deve certamente essere quello di estirpare quei fattori e quei comportamenti che, discriminando nella vita quotidiana le persone omosessuali, bisessuali e transgender, ne limitano di fatto la possibilità di godere appieno delle opportunità che la società offre loro, impediscono cioè quel “pieno sviluppo della persona umana” che è sancito dall’art.3 della Costituzione.
Il pregiudizio e l’omofobia sono ancora oggi elementi che impediscono un’effettiva uguaglianza e una completa fruizione dei propri diritti da parte delle persone omosessuali. Nell’ambito lavorativo, ciò si concretizza spesso nell’ostacolo ad una vita e una carriera professionale gratificanti. Nell’ambito scolastico, l’adolescente omosessuale viene ancora spesso emarginato e umiliato, un comportamento tanto più grave in quanto colpisce la persona nella fase della definizione della propria identità, anche affettiva. Per non dimenticare infine le aggressioni e gli atti di teppismo a sfondo omofobico che ricorrono nella cronaca, anche in Regione.
Concludendo, ritengo personalmente che la cultura dei diritti debba diventare parte integrante della cultura politica di una moderna forza di sinistra. E ritengo soprattutto che ancora prima dei grandi provvedimenti legislativi, sia nostro compito attuare questa cultura dei diritti nella battaglia politica quotidiana, nella costruzione di un insieme di valori in cui la persona umana è considerata per quanto vale, per ciò che è realmente piuttosto che in base a pregiudizi e ad arbitrari giudizi morali.Per questo motivo, infine, invito i compagni delegati a votare a favore dei due ordini del giorno in questione.
I commenti e le opinioni sono benvenute!

sabato 10 febbraio 2007

Contro le discriminazioni

Ecco qui di seguito il testo completo dell'ordine del giorno regionale che ho presentato per il congresso regionale.

"Mentre a livello nazionale l'Unione è impegnata nella difficile battaglia parlamentare per la regolamentazione e il riconoscimento delle unioni di fatto, a livello locale la lotta per i diritti non può ridursi ad un distaccato supporto a tale importante battaglia di civiltà. Nè la questione delle unioni di fatto può esaurire l'impegno della Sinistra Giovanile per i diritti e contro le discriminazioni. Infatti è nel quotidiano impegno sul tema dei diritti dei discriminati che si riconosce una moderna forza di Sinistra.
Per questo riteniamo che la Sinistra Giovanile regionale si debba impegnare, sia con le proprie proposte politiche, sia con la propria opera di sensibilizzazione delle giovani generazioni, a educare i più giovani alla civile tolleranza nei confronti delle persone omosessuali, bisessuali e transgender, a estirpare le cause di violenza e di intolleranza, nell'ambiente scolastico come in quello lavorativo, ad allontanare dalla nostra società la macchia del pregiudizio e dell'omofobia.
Questo obiettivo deve essere perseguito agendo in collaborazione con le associazioni studentesche, Arcigay e Gayleft, e tutte le realtà associative interessate, operando con gli obiettivi anche di formare e informare le compagne e i compagni, i simpatizzanti, la popolazione e soprattutto gli educatori.
La cultura dei diritti deve diventare parte integrante della formazione politica del giovane militante di sinistra, poiché è nella tutela delle minoranze che la democrazia trova la sua più elevate realizzazione."
Spero davvero che domani l'odg sia approvato. Domani vi racconterò il congresso.

venerdì 9 febbraio 2007

Miei odg al Congresso della SG

Per il congresso regionale della SG, ho presentato due ordini del giorno come primo firmatario. Entrambi gli ordini del giorno sono stati sottoscritti anche da: Stefan Cok, Laura Marcucci, Mattia Bonfanti, Giorgia Polli e Nicola Cicchitti.

Il primo odg è di carattere nazionale, intitolato:
"Una nuova stagione di diritti: portiamo l'Italia in Europa"
ed è incentrato sulla necessità di compiere con maggiore convinzione e decisione la battaglia politica sul tema dei diritti civili, in particolare in relazione al tema dei diritti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali).
Si tratta di un ordine del giorno che altri compagni della SG presentano nei congressi regionali in altre regioni d'Italia.

A livello locale ho deciso inoltre di presentare un ordine del giorno scritto di mio pugno intitolato:
"Per l'impegno della Sinistra Giovanile regionale contro le discriminazioni
e per una campagna antiomofobia"
Si tratta di un ordine del giorno che vuole impegnare la SG regionale ad impegnarsi per la formazione degli stessi iscritti della SG, e per iniziative e proposte politiche atte a estirpare l'intolleranza, in particolare l'omofobia, dai contesti scolastici e lavorativi.
Buon congresso a tutti! :-)

Congresso Regionale Sinistra Giovanile

Domani qua a Gorizia alle 15.30, all'hotel Gorizia Palace (C.so Italia, 63) si terrà il congresso regionale della Sinistra Giovanile del Friuli-Venezia Giulia.

Io sarò presente in qualità di delegato della Federazione di Gorizia, e interverrò a sostegno di due ordini del giorno da me presentati. Spero che il dibattito congressuale sia interessante. Vedendo il tenore degli odg presentati, direi di sì.

Ci sono spunti significativi. Un ordine del giorno regionale richiama al riconoscimento della pluralità linguistica della nostra regione proponendo l'adozione di una versione quadrilingue del simbolo della S.G. Un altro odg è stato presentato dalla Federazione di Gorizia e propone un'attività di confronto con DS e Giovani della Margherita sul tema del Partito Democratico, come già iniziato dalla SG della provincia di Gorizia.
La Federazione di Pordenone chiede invece che le federazioni di Udine e di Pordenone ricevano maggiori fondi in vista delle regionali 2008 tenuto conto del terreno elettorale meno favorevole al centrosinistra. Non capisco a dire il vero perché non abbiano incluso anche l'Alto Friuli, spero sia una dimenticanza.
Si voteranno inoltre un emendamento sul pluralismo linguistico, che però mi ha lasciato molto perplesso perché mi risulta che molto di ciò che chiede sia già previsto dalla normativa vigente e in parte anche già applicato... sarebbe necessario un approfondimento.

domenica 4 febbraio 2007

Cinema: troppi film o troppo pochi...

In Francia si producono troppi film. In Italia pochi, e dopo averli visti ci viene spesso da dire che potevano anche fare a meno di produrlo ed evitarci la tortura. Leggo sul num. 619 dei Cahiers du Cinema, bibbia dei cinefili d'oltralpe, che si producono troppi film, e che nonostante l'aumento notevole del budget del mondo cinematografico, è sempre più difficile reperire i finanziamenti per i film "d'autore" e quelli dei registi emergenti. Il problema attanaglia parecchio i cinefili transalpini visto che ance il precedente numero dei Cahiers, il 618 di dicembre, dedicava all'argomento un esteso dossier. Magari consiglio di leggere la rivista a chi in Italia sostiene di prendere il sistema francese a modello.
Del resto Italia e Francia hanno problemi diversi. In Francia esiste un cinema importante (45% del mercato, 180 film all'anno) in Italia no (meno del 20% del mercato, meno di 100 film prodotti).
Del resto... che film si producono in Italia? I film che ottengono il maggior successo sono le demenziali commediole natalizie alla Boldi-De Sica. Niente da dire, anche quei film ci vogliono perché è giusto sbagarsi e decerebrarsi ogni tanto per permettere al cervello di riposare un po'... e forse c'è anche chi si diverte a vedere quei film (io non sono tra quelli). Il problema è che oltre a loro c'è poco altro. Molti film incassano la pioggia di aiuti pubblici e poi nemmeno escono.
Pochi sono i film che riescono a sfondare... di solito 1-2 all'anno. Il fatto positivo è che vi sia un risveglio del cinema "teen-target": vuoi vedere che registi e produttore si sono accorti che i giovani sono parte preponderante del pubblico delle sale??? meglio tardi che mai... D'altra parte le commedie anche sguaiate fanno parte del cinema... i film di Totò sono oggi considerati tra le perle del cinema italiano, così come quelli di Alberto Sordi. In futuro lo saranno quelli di Verdone. Non credo lo saranno invece quelli dei fratelli Vanzina. E non voglio entrare nella diatriba sulla liceità del riso... (vedi Il Nome della Rosa e la discussione con il venerabile Jorge sull'opinione che gli antichi greci avevano del riso...).
Semmai c'è da chiedersi se il cinema italiano non sia malato visto che oltre a Vanzina & Co. c'è poco altro... com'è possibile che il cinema italiano riesca a fare il pienone nella sale con 2-3 film demenziali in 3-4 settimane, e per il resto dell'anno sia in grado di propinarci se va bene 2 o massimo 3 film decenti?

venerdì 2 febbraio 2007

About a blog...

Baldi giovani!
poiché il blog inizia ad essere frequentato (che bello! che bello!) faccio una breve rassegna per aiutare la altrui navigazione...
oltre ai post che vedete da voi, sulla colonna di destra trovate in successione:
- una serie di banners che linkano a vari siti;
- la rubrica IPSE DIXIT... dove linkerò articoli interessanti trovati sul web
- "manifesti" dove metterò le immagini di campagne e manifesti particolarmente interessanti, condivisibili o semplicemente che mi ispirano...
- sotto trovate il link a "un simbolo per il PD" con una proposta mia di simbolo...
poi infine i links a vari siti e l'archivio.

Have a nice surfing in my blog!

Zucconi I love You! - Blair I hate you!


Su segnalazione di Laura vi linko un illuminante articolo di Vittorio Zucconi, corrispondente Repubblica dagli Stati Uniti:
Articolo di Zucconi

Evidentemente non sono solo io dunque a pensarla così...


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Passando ad altro, avrete sentito che la Presidenza di turno dell'Unione Europea ha fatto propria la proposta italiana di moratoria mondiale sulla pena di morte, e che anche il Parlamento europeo, a larghissima maggioranza (591 voti a favore!) ha votato per la moratoria.

Mi risulta però che quell'individuo viscido e bavoso che ritengo essere Blair non sia così d'accordo... sapete... per non urtare la suscettibilità di Bush.

Ora, d'accordo che l'Italia è la patria di Beccaria e quindi siamo sensibili all'argomento pena di morte (fummo tra i primi paesi ad abolirla con il Codice Zanardelli, poi però venne reintrodotta durante il fascismo), ma che la G.B. ritenga di non battersi anch'essa per questa battaglia è sconvolgente.

Anche perché, fondamentalmente, a Bush nn gliene frega niente e sappiamo benissimo che la moratoria non avrà alcun effetto né sugli USA, né sulla Cina: otterrà risultati soprattutto su paesi minori, ma cmq vale la pena di combattere.

Probabilmente l'ego sconfinato di Blair lo porta a ritenre che Bush si impressioni facilmente ognivolta che un premier inglese apre bocca... bah... no comment!
Ps - allego foto di Blair... così potete allenarvi a sputargli addosso!

Ma a che servirà il congresso DS?


Voglio essere provocatorio ma... a che serve il congresso DS????

Mi spiego... c'è una scelta cruciale pro o contro i DS. A tale scelta è chiaro che guarda seriamente la Margherita e altri partiti della sinistra.
Ma al di là del fatto che il voto congressuale si giochi su quella questione, c'è n'è un'altra. Supponiamo, come probabile, e sperabile, che la mozione Fassino vinca il congresso. Non credo ci sarà una scissione in grande stile, probabilmente alcuni lasceranno i DS per lo SDI, più difficilmente per PRC.

Ma la mozione Fassino contiene elementi molto interessanti:
- le primarie non solo per i candidati ma anche per "scelte programmatiche strategiche";
- il fatto che il PD operi nell'ambito della "famiglia socialista" ecc...
Ora, fino a che punto queste affermazioni, che sono quelle per cui molti diessini approvano la mozione e la voterranno...fino a che punto queste posizioni potranno essere imposte dai Ds alla Margherita???

il rischio, evidentemente, è che si voti al Congresso per un'idea di Partito Democratico, e poi ce ne troviamo in un'altra...

Mozione Fassino per il congresso nazionale DS

Come vi avevo annunciato in uno degli ultimi post, i DS hanno avviato la fase congressuale, su cui vi terrò aggiornati. Il congresso nazionale si terrà il 19-21 aprile, forse a Firenze. Per la fase congressuale locale, qua a Gorizia ancora non si son fissate date, del resto prima devono riunirsi le direzioni comunali e federale per il regolamento.
Cmq qui in sintesi la mozione di Fassino, cioè quella a favore del Partito democratico:
«Dall´Ulivo al Pd» è il titolo del sesto capitolo, nel quale Fassino sottolinea che la proposta del nuovo soggetto deriva dall´Ulivo, nato come «alleanza elettorale e politica tra partiti ma anche come movimento dal basso». Ed è proprio perché alle spalle c´è l´esperienza dell´Ulivo «che oggi possiamo andare ancora oltre, ponendoci l´obiettivo ambizioso di far nascere il Pd. Una unità che vogliamo realizzare con la consapevolezza che nessuna forza politica riformista - neanche i Ds che pure sono il principale partito di centrosinistra - può farcela da sola».
Il no alla Federazione è netto, perché il progetto in campo «ha bisogno di tradursi in una forma politica forte, autorevole, credibile»
Il partito delle istituzioni e non del Palazzo. Questo sarà il Pd, si legge nell´introduzione della seconda parte della mozione. E sarà anche «un partito per chi nel 2010 avrà 20 anni», dice il titolo del settimo capitolo, «un partito delle pari opportunità», «del lavoro».
Un partito laico»: «Un partito che riconoscerà il valore delle fedi e delle culture e promuoverà confronto, dialogo e ricerca di soluzione condivise intorno ai temi che investono il destino dell´uomo e della vita». Nella mozione si legge che l´Ulivo, oggi, e il Pd, domani, «devono esprimere soluzioni avanzate e condivise» su questioni che vanno dal «riconoscimento giuridico dei diritti delle persone, omosessuali e eterosessuali, che vivono nelle unioni di fatto» alla «disciplina del testamento biologico», dalle «norme umane sull´accanimento terapeutico» al «miglioramento della legge sulla fecondazione assistita» ai «criteri per la ricerca sulle staminali». Nella mozione si parla anche del modo in cui «riaffermare la laicità della politica, che non è messa in pericolo dalla forza con la quale questa o quella confessione religiosa manifesta il suo credo religioso, o le sue convinzioni morali, o anche auspica o invita i cittadini ad assumere una determinata gerarchia di priorità politiche». Per Fassino il nuovo soggetto politico dovrà essere «non solo rispettoso di tutte le chiese e le confessioni religiose, ma attento alle loro opinioni, spesso capaci di cogliere aspetti della vita dell´umanità contemporanea che talora la politica fatica a percepire». E se le minoranze diessine sostengono che l´unificazione con la Margherita non aiuta la difesa della laicità dello Stato, il leader Ds sottolinea che «la laicità della politica avrà molto da guadagnare dalla nascita del Pd
È nell´ambito del Pse e della famiglia socialista che il Pd dovrà operare. L´intesa tra Ds e Margherita viene definita «indispensabile ma non sufficiente». Si auspica anche una realizzazione dell´«unità socialista» e si fa riferimento allo Sdi, che però per bocca di Enrico Boselli ha già fatto sapere di non essere interessato al progetto.
«Serve un partito nuovo anche nella forma», dice Fassino prevedendo «primarie per selezionare le candidature, consultazioni referendarie di iscritti e elettori su scelte di valore strategico, voto segreto per gli incarichi direttivi, termini di mandato per promuovere nuove classi dirigenti».
Entro il 7 febbraio possono essere presentate le mozioni alternative (probabilmente quella di Mussi e quella di Angius)

giovedì 1 febbraio 2007

Pacs per tutti!!!!!

301 voti a favore, 266 contrari: la Camera ha approvato la mozione in favore delle unioni di fatto...
e così entro il 15 febbraio Pollastrini e Bindi, i due ministri competenti, presenteranno il disegno di legge. Resta lo scoglio del Senato... bisogna quindi accertarsi che alcuni "laici" del centrodestra votino la proposta dell'Unione, peraltro molto moderata. Ad esempio ci sono delle speranze con il Nuovo PSI di De Michelis. Vedremo...




intanto ecco qui di seguito la bozza Pollastrini-Bindi:




Conviventi. La legge disciplina i rapporti tra "due persone, anche dello stesso sesso, legate da reciproci vincoli affettivi e che convivono stabilmente".


Dichiarazione anagrafica. Per avvalersi di diritti e doveri indicati dalla legge i 'conviventi' devono presentare una dichiarazione congiunta all'anagrafe del Comune dove hanno la residenza. La dichiarazione è annotata nella scheda anagrafica. Da quel momento decorrono gli effetti della legge. Stessa dichiarazione si presenta all'anagrafe se la convivenza cessa.


Doveri. I conviventi sono tenuti a prestarsi "reciproca assistenza e solidarietà materiale e morale nel rispetto dei principi di eguaglianza e pari dignità".


Nullità della dichiarazione. E' nulla la dichiarazione di convivenza se è resa da persone sposate; vincolate da un'altra dichiarazione di convivenza; con condanne (o rinvio a giudizio) per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra o sulla persona con la quale l'altra era 'convivente'; legate da rapporti di lavoro che obblighino ad abitare insieme, da vincoli di parentela o affinità, di adozione o affiliazione.
Sanzioni. La falsa dichiarazione di convivenza è punita con la reclusione da 1 a 3 anni e la multa da 3000 a 10.000 euro.


Assistenza. In caso di malattia o ricovero del convivente, l'altro ha il diritto di visitarlo ed accudirlo secondo le regole di organizzazione degli ospedali o delle cliniche private.


Decisioni su salute e morte. Ciascun convivente può designare l'altro come suo rappresentante, in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e volere, per le decisioni in materia di salute; e, in caso di morte, per la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e i funerali.


Permesso di soggiorno. La legge regola, sulla base della normativa comunitaria, la concessione del permesso di soggiorno allo straniero convivente con un cittadino comunitario. Alloggi pubblici. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano tengono conto delle convivenze per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.


Affitto. In caso di risoluzione anticipata del contratto di affitto della comune residenza da parte del convivente locatario, l'altro può succedergli nel contratto, purchè la convivenza duri da almeno 3 anni o, se ci sono figli comuni, da almeno un anno.


Sede di lavoro. La bozza del ddl fa un rinvio a legge e contratti collettivi di lavoro per regolare i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati per mantenere la comune residenza. La condizione è che siano trascorsi almeno 5 anni (ma altri propongono 3) dall'inizio della convivenza.


Pensioni di reversibilità. Il testo provvisorio rinvia al riordino della previdenza per disciplinare limiti e modalità dell'estensione dei relativi trattamenti al convivente da almeno "15 anni". Ma anche qui laici e sinistra vorrebbero 5.


Diritti di successione. Sono ancora due le tesi che si confrontano. Da un lato si propone che quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti all'altro, l'aliquota fiscale sia il 5% del valore complessivo oltre 100.000 euro. Dall'altra si vorrebbe che, dopo 10 anni di convivenza, il convivente concorra alla successione legittima dell'altro.

Successione. Il convivente ha diritto alla metà dell'eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un terzo se concorrono due o più figli. Se non ci sono figli (nati nel matrimonio o fuori), ascendenti, fratelli o sorelle, al convivente si devolve l'intera l'eredità.


Alimenti. E' previsto se la convivenza dura da almeno 5 anni, "con precedenza sugli altri obbligati", per un periodo stabilito "in proporzione alla durata della convivenza".